Siamo proprio sicuri che l'epidurale sia la panacea? Questo post nasce in risposta al post di Paola Banovaz, http://epidurale.blogspot.com/2011/07/ave-mary-ave-epidurale.html
E parto da una riflessione: ma la scrittrice Murgia ha mai partorito? O piuttosto si é avvalsa di un argomento per puri fini letterari. Perchè ognuno ha diritto di pensarla come crede e se una donna decide di avvalersi della medicalizzazione del parto in analgesia è libera di farlo, ma solo si é liberi di scegliere quando si è davvero informati.
Il parto è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con delle tecniche invasive (cloroformio, episiotomia, kristeller) e con l'imposizione di posizioni innaturali per la donna (in primis la classica litotomica, che spesso allunga i tempi espulsivi).
Dal punto di vista culturale é la visione occidentale che ha diffuso l'immagine di parti dolorosi e di travagli insormontabili.
La verità è che il travaglio di parto fa emergere tutte le complesse dinamiche del vissuto femminile: il parto è il risultato di tutto ciò che tu sei stata fino a quel momento, paure, gioie, dolori, aspettative...
L'immagine più vera che corrisponde al travaglio come dovrebbe essere sempre vissuto è quella del film di Bertolucci "il piccolo Buddha": lei che accompagnata dal cerchio di altre donne,sola accovacciata e appesa ai rami di un albero, protetta dalle fronde, asseconda le ondate di ormoni che la attraversano con canti carnatici fino al momento orgasmico finale che é quello della nascita.
Nessun accenno al dolore.
Se vogliamo poi conoscere i risvolti della fisiologia del parto bisogna informarsi attentamente su quale perfetto e delicato meccanismo ormonale la natura abbia messo in atto per permettere la nascita.
In primis l'istinto: da sempre TUTTI gli animali cercano riparo dal gruppo e si allontanano durante il parto, cercano buio e intimità: tutto ciò negli odierni reparti ospedalieri é ampiamente negato.
Facciamo un sondaggio fra le donne che hanno partorito con cesareo, in analgesia o in maniera del tutto naturale a casa propria o indisturbate e vediamo quanto abbia inciso negativamente la medicalizzazione selvaggia.
Avrei altre mille cose da dire ma per chi volesse approfondire do due riferimenti bibliografici: Ina May Gaskin con "la gioia del parto", e Verena Schmid "venire al mondo e dare alla luce".
Per smitizzare il concetto di dolore e riorientare l'idea di un parto dolce possibile
E parto da una riflessione: ma la scrittrice Murgia ha mai partorito? O piuttosto si é avvalsa di un argomento per puri fini letterari. Perchè ognuno ha diritto di pensarla come crede e se una donna decide di avvalersi della medicalizzazione del parto in analgesia è libera di farlo, ma solo si é liberi di scegliere quando si è davvero informati.
Il parto è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con delle tecniche invasive (cloroformio, episiotomia, kristeller) e con l'imposizione di posizioni innaturali per la donna (in primis la classica litotomica, che spesso allunga i tempi espulsivi).
Dal punto di vista culturale é la visione occidentale che ha diffuso l'immagine di parti dolorosi e di travagli insormontabili.
La verità è che il travaglio di parto fa emergere tutte le complesse dinamiche del vissuto femminile: il parto è il risultato di tutto ciò che tu sei stata fino a quel momento, paure, gioie, dolori, aspettative...
L'immagine più vera che corrisponde al travaglio come dovrebbe essere sempre vissuto è quella del film di Bertolucci "il piccolo Buddha": lei che accompagnata dal cerchio di altre donne,sola accovacciata e appesa ai rami di un albero, protetta dalle fronde, asseconda le ondate di ormoni che la attraversano con canti carnatici fino al momento orgasmico finale che é quello della nascita.
Nessun accenno al dolore.
Se vogliamo poi conoscere i risvolti della fisiologia del parto bisogna informarsi attentamente su quale perfetto e delicato meccanismo ormonale la natura abbia messo in atto per permettere la nascita.
In primis l'istinto: da sempre TUTTI gli animali cercano riparo dal gruppo e si allontanano durante il parto, cercano buio e intimità: tutto ciò negli odierni reparti ospedalieri é ampiamente negato.
Facciamo un sondaggio fra le donne che hanno partorito con cesareo, in analgesia o in maniera del tutto naturale a casa propria o indisturbate e vediamo quanto abbia inciso negativamente la medicalizzazione selvaggia.
Avrei altre mille cose da dire ma per chi volesse approfondire do due riferimenti bibliografici: Ina May Gaskin con "la gioia del parto", e Verena Schmid "venire al mondo e dare alla luce".
Per smitizzare il concetto di dolore e riorientare l'idea di un parto dolce possibile