Friday, April 15, 2011

Parto e dintorni, dal cesareo al vbac...

Quando vedo "parto", "partorire" e dintorni in questo periodo mi scappa da scrivere in automatico, quindi quale migliore occasione di partecipare al blogstorming di questo mese dedicato proprio al tema del parto!!! Come scrivo più avanti, da un mese coccolo e allatto il mio secondo cucciolo !
Ecco quindi il mio contributo sul tema.


Non è un problema relativo al sentirsi più o meno madre. Quando leggo di parto e dintorni le voci sono innumerevoli: bei parti naturali, bei parti cesarei, bei parti con epidurali, parti da incubo con ossitocina flebo ed episiotomia, orribili cesarei, orribili naturali, strutture ospedaliere brutte, personale sgarbato, personale competente, ginecologi simili a dei scesi in terra, ginecologi ai quali ci si affida, ginecologi che decidono, donne che decidono, parti in casa, parti in acqua, dolore si, dolore no.
Quante voci e, in maniera incalcolabile, milioni di variabili, tante quante sono le donne che ogni giorno danno alla luce un bimbo. Ecco quello che penso io in merito.

Secondo me sono due le voci che suscitano maggiore controversie in merito:

-- l’idea di parto che ciascuna di noi ha, in base alla sensibilità e alle esperienze personali maturate
-- l’idea che ci si è fatte in merito al concetto di dolore nel parto


Ci sono donne più sensibili per le quali il parto rappresenta un grande momento emozionante, donne che non sono consapevoli di quanto abbiano bisogno di silenzio intorno e per le quali l’ambiente ospedaliero è deleterio per l’eccesso di intromissione. Donne che auspicano gli interventi medici epidurali e cesarei perché sono terrorizzate dall’idea di provare dolore e le loro sensazioni sono amplificate. Tutte queste sono donne che prima di comprare un capo firmato sanno vita morte e miracoli dello stilista, della stoffa, degli ultimi modelli, ma non si chiedono neanche per un minuto che tipo di taglio sarà loro fatto durante un cesareo e che conseguenze, anche a distanza di anni potrebbe avere un’operazione di chirurgia maggiore alla quale ci si sottopone come se si andasse ad una seduta da un dentista o da un’estetista!
Il parto è cambiato moltissimo negli ultimi anni, al punto che l’ospedalizzazione ha fatto si che non si può più immaginare un parto in un luogo diverso dall’ospedale. L’ospedale è un luogo rumoroso, affollato, un luogo in cui si curano le malattie e i malati, quindi la gravidanza e il parto sono diventati una cosa patologica, il parto naturale in ospedale, nella stragrande maggioranza dei casi ha ben poco di naturale: monitoraggi, rasatura del pube, visite invasive, ossitocina, epidurale, episiotomia, stimolazioni, fleboclisi, clampaggio del cordone immediato, separazione dalla madre del neonato per pochi minuti o parecchie ore.

Ma che cosa è successo alle donne e alla loro capacità di partorire, che per caso i gatti, i cani, gli animali in generale ricorrono ai medici? Viene loro detto cosa fare, come muoversi, quando spingere? Vabbè, mi direte, l’ospedale ha ridotto la mortalità materna e neonatale: ok, ma quali e quanti sono i veri parti patologici e a rischio? Possibile che su 10 donne almeno 4 subiscono un cesareo e le altre varie altre torture, che io definisco “violenze ostetriche”. Forse una o due si salvano, per la velocità dei bimbi, perché appartengono a famiglie numerose e hanno sentito e visto altri parti, oppure perché si sono debitamente informate e “ferrate” sul parto e hanno cercato le strutture giuste dove partorire (e non alle quali affidarsi, attenzione: perché le donne sanno partorire, non hanno bisogno di affidarsi a nessuno). Ma la maggior parte delle donne è come se soccombesse all'inevitabile e alla fine trova una giustificazione, si fa una ragione, arriva addirittura a pensare che in circostanze diverse a causa delle complicazioni sopravvenute avrebbe rischiato la propria vita e quella del nascituro. Non si chiederà mai, per ignoranza, per noncuranza, per eccessiva fiducia, che forse quelle complicanze sono insorte proprio a causa dell'ambiente ospedaliero. E così si giustificano ferite e tagli che restano sulla pelle e nell'anima per anni.

Questa premessa per me è importante perché ho maturato queste convinzioni dopo due parti molto diversi fra di loro, ma che per me hanno rappresentato un percorso di crescita molto forte e intenso.

Al primo parto mi sono preparata con letture, corsi preparto, gli acquisti consueti e l’entusiasmo conseguente. Ho una forte consapevolezza di me e sono convinta che il dolore del parto fosse un dolore passeggero e fronteggiabile. Ero determinatissima ad avere il mio parto spontaneo e naturale. Mi sono recata presso la migliore e più conosciuta struttura ospedaliera della città in cui vivevo (una metropoli....). Tutto è andato benissimo finchè è stata notte: travaglio fisiologicissimo e veloce in 8 h a dilatazione completa, respirazione, dolore ok, sopportabile in piedi, marito accanto. Tutto ok. Con l’arrivo del giorno (era giovedì e non è un particolare trascurabile) tutto è precipitato: rottura delle acque, allettamento con monitoraggio, visite continue e dopo solo due ore la mannaia: taglio cesareo, ma non c’era sofferenza fetale, la cartella clinica parlava chiaro, né acque tinte. Io non ho mai accettato questo taglio, che mi ha provocato notevoli sofferenze dopo, una ferita sul corpo per la quale provo un profondo fastidio. Non mi sono sentita meno “mamma”, ma mi sono sentita privata dell’agilità che un parto naturale mi avrebbe dato.

Solo con la seconda gravidanza ho cominciato a rielaborare il dolore interiore provocatomi dalla ferita e attraverso un percorso personale, e ancora letture, ma stavolta diverse da quelle del primo parto ho capito che, come gli animali, tutto ciò che volevo per un parto era silenzio intorno a me, buio, possibilità di concentrarmi e un piccolo incoraggiamento a voce nel momento più critico (viene a tutte giusto prima di partorire). Ma stavolta la questione era più delicata, si era messo in mezzo il cesareo precedente e anche se avessi trovato una struttura disponibile mi avrebbero monitorata, allettata, e messa in posizione litotomica e mi avrebbero detto come e quando spingere e per questo praticato l’episiotomia, e se si fosse interrotto tutto perché non avrei sopportato tanta invasività, alla fine mi avrebbero ritagliata.

E davvero ero terrorizzata all’idea di sopportare tanto dolore (si, non quello del travaglio, fisiologico e veloce), ma quello dell’operazione chirurgica, con tutti i rischi che questa comporta. Quando ho visitato la sala travaglio e parto dell’ospedale in cui avevo pensato di partorire mi si è gelato il sangue. Quando al ginecologo ho detto che volevo partorire naturalmente mi ha detto di si, ma che mi sarei dovuta sottoporre a monitoraggio a partire dalla 39esima settimana, e che avrei fatto il travaglio a letto.

Panico, paura, mi sono detta: io piuttosto partorisco a casa!!! Dopo avere cercato online in innumerevoli forum ecco la salvezza: il forum parto naturale, le ragazze di quel forum incoraggianti e competenti, i nomi di ostetriche che aiutano a fare partorire naturalmente, il dovere trovare comunque una struttura ospedaliera (perché i familiari non avrebbero supportato un parto in casa) e infine la soluzione. Un’ostetrica in gamba e competente che all’interno di una struttura ospedaliera offre alle donne che glielo chiedono tutto ciò che loro vogliono. Ed ecco il miracolo: il giorno dell’ingresso alla 39 esima partono le contrazioni, stavolta fortissime e intensissime da subito, la corsa in ospedale dopo un’ora di contrazioni: già a dilatazione completa incredibile! La sala parto/travaglio, luci basse, la mia musica, la vasca (e si, ho fatto il parto in acqua), tre sole persone presenti (ostetrica, allieva ginecologa di turno, mio marito). Niente monitoraggi, due sole discretissime visite, le sole parole incoraggianti di questa grandiosa ostetrica: "apriti", e dopo qualche grugnito la gioia incontenibile di trovarmi il mio cucciolo fra le braccia.

Non smettevo di ripetere: è meraviglioso, è incredibile, è fantastico (e i dolori di poco prima? e chi se li ricordava più?)

Taglio del cordone ritardato, ho visto la placenta (un pezzo di vita meravigliosa), due soli punti interni e la gioia di uscire dalla vasca con le proprie gambe, neanche l’ombra di flebo o altro. Visto che questo parto è stato di sabato sera la grande differenza è che il numero di personale invadente e potenzialmente invasivo è ridotto al minimo. Infine, dopo la notte trascorsa in ospedale il giorno dopo a mezzogiorno ho firmato per tornare velocemente a casa dai miei cari.

Partorire secondo natura è possibile, solo che non basta volerlo o desiderarlo, bisogna lottare per ottenere un parto rispettoso e riguardo alla paura del dolore secondo me bisogna lavorare sulla cultura del dolore, invece di “garantire” l’epidurale, che è un medicinale e obbliga le donne a non sentire e a farsi dire dagli altri cosa fare, bisognerebbe promuovere una cultura del dolore del travaglio di parto come fisiologico e passeggero e controllabile e finalizzato al cammino attraverso il corpo di una creatura che si apre alla vita. Se lo trattieni il dolore è incontrollabile, se lo assecondi e lo canti è potente e meraviglioso.


Questo post partecipa al
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14 comments:

  1. grazie per i tuoi consigli sul parto. il tuo racconto mi fa molto riflettere. da una parte intensifica la tristezza per non aver vissuto nemmeno un decimo di questo parto, dall'altra la grande speranza per il futuro. chissà se qui negli states...

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  2. Davvero bello il tuo racconto...io purtroppo non ho avuto il coraggio di rinunciare all'epidurale ma a parte questo ho limitato al massimo la medicalizzazione. Sono arrivata in ospedale che già stava per nascere...giusto il tempo di ambientarmi in una bella saletta intima con mio marito (che ha tagliato il cordone...) ed era già tra le mie braccia!! che bel ricordo!

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  3. @Maggie non disperare, hai dalla tua l'esperienza del primo....poi per chiarimenti, info, sostegno, prova a bazzicare sul forum di parto naturale, troverai davvero un grande conforto

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  4. @MammaViò io il cesareo l'ho preso proprio male e quindi sono diventata parecchio diffidente e spaventata da tutti, ma proprio tutti i procedimenti di medicalizzazione, forse sono estremista, ma mi conosco e funziono così!!
    un abbraccio e grazie per il follow

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  5. Ciao, posso chiederti dove hai partorito? e quanto tempo è trascorso dal primo taglio cesareo? grazie e auguri

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    1. Ho partorito al policlinico di Catania, dopo 4 anni. Mi farebbe piacere conoscere sapere come sei arrivata in questo blog e come mai hai scelto questo racconto.

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    2. This comment has been removed by the author.

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  6. Ciao trinity, anche io sono di Catania, posso chiederti chi è il medico e l'ostetrica del Policlinico che ti seguivano ?

    Vorrei andare pure io al policlinico.

    Grazie

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    1. Ciao Simona, ho visto il tuo sito, bellissime letue foto. Adoro al fotografia e penso che sia una forma d'espressione intensa e unica per tutte le indescrivibili e sorprendenti prospettive che offre sul mondo. Detto questo ti rispondo, ho solo contattato un'ostetrica , ci siamo incontrate al ps un paio di volte e poi il bimbo é nato. Contattami in privato e ti darò ulteriori dettagli

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  7. Come ti permetti di dire che le donne che scelgono il cesareo sono delle superficiali dedite a moda e stilisti?
    Le motivazioni possono essere molteplici e alcune di esse talmente profonde che ti verrebbero le vertigini...

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    1. Ben trovata anche a te, anonima, immagino sia tua abitudine, anche nella vita reale, irrompere senza bussare e senza presentarti e sparare a zero. Quindi ti sei presentata qui e mi chiedi come mi permetto. Mi permetto di farti notare che hai travisato quello che é stato scritto.
      Dici che avrei detto che chi sceglie il cesareo é una donna superficiale dedita alla moda ...
      Ma io non ho affatto detto questo. Posto che penso che la moda sia una cosa seria, che nel bene (prodotti e creativitá) e nel male (sfruttamento per la produzione dei capi ...), sei tu che stai dicendo che chi segue le mode sia superficiale. Io ho solo voluto dire che se sei una che segue la moda e quindi ti interessi degli ultimi modelli e conosci tutte le collezioni precedenti di borse di quello stilista é quantomeno strano che se scegli di fare un cesareo, come legittimamente puoi scegliere di fare, non ti informi di quali siano tutti i possibili modi di effettuare il cesareo, i tipi di tagli, rischi e conseguenze. Si, hai ragione, quello che dico é che se sei tanto superficiale da acquistare una borsa alla moda senza sapere con quali materiali é fatta, o comunque a quale collezione appartenga...etc., allora sarai anche tanto superficiale da affrontare un taglio cesareo che ti viene proposto come una commessa ti propone una borsa qualsiasi.
      Informarsi, in ogni caso, é indispensabile
      Il mio é un invito a non subire, ma a scegliere consapevolmente

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  8. Tu dici "Tutte queste sono donne...", "Tutte"!
    Io ho scelto un cesareo perché mio figlio è arrivato dopo 7 anni di cure, dolori fisici e psicologici e, straziata dal dolore di un'amica che ha perso il bimbo soffocato dal cordone, e non 30 anni fa, ma 5 anni fa. Ho preferito subire io il dolore fisico del cesareo, non mi importava nulla della ferita, avrebbero potuto farmi la pancia a fettine, l'importante era che mio figlio nascesse con la maggior sicurezza possibile. Ti sembra superficialità questa?
    Inoltre soffro di crisi del nervo vago, ragion per cui il parto vaginale per me era fortemente sconsigliato. Ma anche se non ci avessi sofferto sarebbe stata valida la prima motivazione: mio figlio innanzitutto!
    Quindi, posto che tu abbia voluto davvero fare un invito a non subire, ma a scegliere consapevolmente, avresti almeno dovuto mitigare quel giudizio con un "alcune donne" e non "tutte".

    P.S. Non mi sono presentata perché non mi andava di registrarmi ai servizi elencati. In ogni caso, non mi sembra che "TrinityPat" sia un nome e un cognome. Potrei quindi presentarmi anche come PincoPalla e saremmo pari.

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    1. Cara Anonima, le tue ragioni sono legittime e comprensibili e hai fatto benissimo a scegliere il taglio cesareo, dato che l'hai ritenuta la modalità migliore per te e per tuo figlio, e sei stata fortunata. La verità è che il parto comunque è un momento rischioso, sia che ci si sottoponga ad un'operazione, sia che si scelga una nascita in ospedale o a casa. Da sempre il parto è un momento rischioso. Ben venga il cesareo che serve da "salva vita". Ma spero tu convenga con me che oggi il cesareo è abusato, e i racconti di nascite ospedaliere sono costellati di eventi davvero spiacevoli per la donna, che tende a ricordare e ad associare il parto con momenti terribili. Vissuto con l'adeguata preparazione e assistito dalle figure competenti il parto può essere invece un momento persino bello (di certo l'esito finale lo è). Anche per il parto è opportuno parlare di ecologia e di parto "biologico". Che non vuol dire tornare ai livelli di mortalità del passato quando le morti erano provocate dalle infezioni e dal fatto che le ostetriche fossero levatrici che basavano la propria esperienza esclusivamente sulla pratica. Se solo provassimo a rispettare più i tempi della natura. E natura vuol dire pensare anche che gli animali partoriscono indisturbati ogni giorno, non si ricorre al taglio cesareo per fare nascere una giraffa, un'elefante o un delfino (nel 60% dei casi). forse noi umani non siamo più in grado di credere di potere avere la capacità di partorire o di allattare. Pensaci bene: da quanti anni le case farmaceutiche ci hanno convinto che il latte artificiale sia meglio di quello materno? Siamo in cammino, non dobbiamo dimenticarlo, e siamo tutte dalla stessa parte. Garantire a noi e ai nostri figli il miglior modo e più naturale possibile di venire al mondo e iniziare la vita: un modo per il quale siamo state progettate perfettamente.

      Trinitypat è un'identità ben definita, c'è una mail che corrisponde ad una persona, ho profilo twitter, instagram, etc. e c'è gente che mi conosce per il mio acronimo, che è riconoscibile più di un nome o cognome qualsiasi, da questi vari profili si evincono gusti personali, età, identità, luogo in cui si vive etc.. Se vuoi puoi anche scrivermi via mail, io non posso fare la stessa cosa perchè sei ANONIMA. Sto comunque parlando con una persona che indossa una maschera, a casa mia.

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  9. Io non so nulla di te, non conosco il tuo profilo, sono capitata qui per caso perché cercavo info sul Policlinico di Catania, tutto qui. Sono comunque contenta che il tuo giudizio sia più mite di quello scritto nel topic principale. Il fatto è che oggi proliferano talebani della naturalità che fanno sentire mamme di serie B quelle che scelgono il cesareo o l'allattamento artificiale. Io ho allattato 20 mesi e avrei continuato a oltranza se non fosse stato per il fatto che non mi era ancora tornato il ciclo e avevo valori ormonali da premenopausa. Ma mai e poi mai ho espresso giudizi su chi, per vari motivi, aveva scelto diversamente. Diceva Buchner: "Ogni uomo è un abisso, vengono le vertigini a guardarci dentro". Di conseguenza io cammino sempre in punta di piedi sulle scelte altrui.
    Per motivi personali preferisco restare ANONIMA, è vero che sono a casa tua, ma chi decide di mettere su casa nel web sa che si tratta di case di vetro e decide di correrne i rischi.
    Senza rancore.

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