Monday, December 12, 2011

Pasta di zucchero per Benedetta

Continua l'avventura pasticciona. Dopo i primi due tentativi (compleanno marito, onomastico #quasi5enne) ecco la terza occasione: il compleanno della figlia di un'amica. Una piccola cucciola di un anno. E allora le ho dedicato una torta.
Sto imparando che la progettazione di queste torte è molto importante. Ma le idee si scontrano con l'imperizia. All'inizio avevo pensato di realizzare una torta con la Pimpa (la mia fissazione), ma ahimè quando ho cominciato a realizzare la pasta rossa mi sono dovuta arrendere alla realtà: il rosso restava fucsia intenso e crepava. Quindi ho abbandonato, almeno per ora, l'idea della Pimpa.
La pasta di zucchero, che si è comportata benissimo come copertura, ha invece cominciato a crepare e disfarsi una volta colorata. Poi il poco tempo e i bimbi intorno.... insomma hanno fatto il resto.

Ecco i diversi step:
Ho preparato la pasta di zucchero, con il miele (non il glucosio) e un pizzico di burro. Ottima consistenza e sapore.

bagna al mandarino (ok)

Panna montata per la copertura

pan di spagna con nove uova senza lievito (delicatissimo)

ganache al cioccolato bianco come ripieno

panna per fare da collante fra torta e pdz


Per quanto riguarda la decorazione..... beh, ecco, il mio terrore è rappresentato proprio dal colorare.
Ed ecco il risultato. Ho capito solo dopo che è una caratteristica del rosso quella di creparsi, è insomma un colore difficile da lavorare (ho usato il colore in polvere....)


Comunque, nonostante la miriade di imperfezioni la torta è piaciuta, era abbastanza semplice. 

Attività prenatalizie

Davvero non so se si diverta più la mamma o il figlio. Però la preparazione natalizia ferve. C'ho da una settimana gli scatoloni fermi: trasportati dalla soffitta al salone (un trasloco). Non prendono vita, non si animano e il #quasi5enne con unico interesse di scrivere letterine a Babbo Natale (Santa Claus o Father Christmas... come dice lui e vuole scrivere, mettendo in crisi la nonna!) è impegnatissimo a replicare all'infinito la sua lista di desiderata - che poi vuole pupazzetti e animaletti, fa quasi tenerezza, visto che non vede pubblicità ed è un tenerissimo gnoccolo!
La mamma allora, grazie alle ispirazioni di Maestra Mette, al periodo di crisi (che sì, alla crisi ci penso), al pericolo costituito quest'anno da #sweetpea gattonante, alla crisi di rigetto verso il consumismo, al desiderio di utilizzare le mani non solo per estrarre il portafoglio ed acquistare compulsivamente l'ennesimo inutile e anonimo addobbo, al desiderio di far trascorrere qualche pomeriggio in attività manuali al #quasi5enne - insomma a tanti di quei pensieri che affollano la mia già ingolfata mente - la mamma, dicevo, ha pensato a qualche simpatico lavoretto manuale per addobbare l'albero, e non solo.

L'altro giorno all'ikea ho visto un addobbo facilissimo da fare: una colombina natalizia, che di pace c'è sempre bisogno. Basta ritagliare un cartoncino con la forma desiderata (e il colore o più sfumature di colori), io ho preferito il bianco.... forse la spruzzerò d'argento. Poi praticare un foro in mezzo e ritagliare la metà di un foglio A4 e pieghettarlo. Ed ecco il risultato. Certo l'occhietto era un pochino triste e anche il beccuccio all'ingiù, ma era solo un prototipo i prossimi saranno più allegri, ma i tempi sono questi, anche le colombine della pace hanno i loro pensieri :-)








Invece dall'ispirazione di Maestra Mette (lei lo ha fatto bianco) questo meraviglioso addobbo. Bisogna arrotolare attorno ad un giornale tanti giri da un gomitolo di lana. Prima si è preparato un cerchio (io l'ho realizzato in cartoncino). I fili ricavati si legano intorno (potrebbero anche essere i capelli di qualche pupazzo un po' pippicalzelunghesco) e a lavoro finito ecco il nostro sciccosissimo addobbo (forse quest'anno in onore dell'unità d'Italia li faremo bianchi, rossi e verdi!
Vedremo cosa verrà fuori nei prossimi giorni




Monday, November 28, 2011

Ma perchè 'sto blog non si autoaggiorna? Ovvero della mancanza di sonno

La mia vita digitale langue, la vita offline mi richiede un sacco di energie. di tanto in tanto passo dai miei blog, con la speranza di trovarci qualche aggiornamento, ma nulla, davvero incredibile, si comportano come il disordine in casa: resta lì immobile, quasi dispettoso a ricordarti che lui c'è e se non lo togli tu continuerà a starsene immutato e a guardarti.
Non so com'é c'ho il senso di colpa! BlogBooster-The most productive way for mobile blogging. BlogBooster is a multi-service blog editor for iPhone, Android, WebOs and your desktop

Thursday, November 17, 2011

#casascalzi ovvero life on a roller coaster hashtagged

Comincia la saga di #casascalzi. Perché in fondo cos'è la vita in famiglia con tre maschi se non un giro continuo sulle montagne russe?
I protagonisti sono: il #quasi5enne, perenne entusiasta, sempre su di giri in ogni circostanza, mi ricorda una specie di tornado e quando è calmo un piccolo tornado.

Il piccolino, detto #sweetPea, perché come il pisellino di Popeye gattona da quando aveva sei mesi, trascinando una gambetta e puntando con l'altra. Le sue passioni sono: le foglie del potus (appese all'erbale), le bottiglie di plastica vuote, i cucchiaini e fare i "pit-stop" (una ciucciatina e via).
Le figure critiche sono: il #maritoeuropeo praticamente perfetto che é permaloso in maniera sorprendente. La sua suddetta perfezione è incrinata da questa crepa nel suo carattere: non sopporta il sarcasmo della scrivente, nonché sua socia in questo luna park.
E andiamo alla sottoscritta in perenne bilico ormonale, per niente incline alla mediazione, ma costretta ad imparare la difficile arte della diplomazia in ogni istante della sua esistenza. E questo la snerva più di ogni altro tentativo di sopravvivenza. In quanto donna ha ereditato il dovere di sorridere, lavorare, mettere in ordine, ....
Questo post è stato scritto alle otto del mattino fra lo sguardo giudicante del marito europeo le richieste del quasi5enne e le puppate di sweet pea.
Benedetto aifon

Thursday, November 10, 2011

Breaking News: Wendy Trilly e Tiger Lily fanno l'aperitivo e lasciano il nocciolo dell'oliva a Peter Pan ovvero #2eurox10leggi


C'era una volta Peter Pan, era un ragazzo sbandato, un farfallone, non voleva crescere, sembrava indipendente, insomma un leader, ma era inseguito da una banda di pirati e i suoi seguaci erano un gruppo di sbandati improvvisatori, pronti ad azzannarsi l'un l'altro per difendere idee confuse e prive di direzione.
Peter non riesce ad ammetterlo, ma ha bisogno di Wendy, perchè lei è una figura ambigua, sembra distratta ma lo capisce, sa prendersi cura di tutti, ma con distacco. 
Wendy sa quale sia il bene per la società e lo persegue, nonostante i tentativi fanfaroni della maggioranza dei personaggi, in primis maschili, dai quali si trova circondata. Certo le sirene non fanno il suo gioco, portano acqua al mulino dei fanfaroni, ma finalmente con Trilly, nonostante la diversità si crea una solida alleanza. Inutile dire che sorseggiano gloriosamente i loro Cosmopolitan e finalmente si accorgono che tutto quel temporeggiare e guerreggiare e poltrire sull'isola che non c'è, proprio non fa per loro
Ed è questa la loro forza. La magia e la solidità, la concretezza e la leggerezza, l'indipendenza e il bisogno di volare. Finalmente si sono trovate! Hanno smesso la camicia da notte, l'una, e il vestitino striminzito e ammiccante, l'altra e hanno indossato ciascuna i "panni" che più si confanno a loro (certo solo loro sanno interpretare lo stile shabby chic: vivono in città ma hanno un occhio vigile e attento a quello che succede in campagna)
Wendy e Trilly sanno volare alto e vedere oltre, hanno l'intuito. Hanno i piedi scalzi e per questo sentono la forza che viene dalla terra, prima di indossare chi le ballerine, chi le sneakers (si i tacchi alti sono belli, ma trottiamo tutto il giorno, li lasciamo alle sirene). Hanno le ali e sentono l'odore nel vento. Sono circondate dall'acqua e mai vi affogano. Hanno il fuoco dentro di sé, lo alimentano e fanno ardere e non permettono che nessuno lo spenga. Tiger Lily le raggiunge, appena centrifugata da una normale giornata tipo in cui dopo avere allattato e portato i pupi a scuola ha concluso un paio di progetti al lavoro, fatto sport e aggiornato il blog, carica come una pila elettrica trova il modo di sorridere loro e di ricordare l'importanza di fare squadra. 

Wendy e Trilly e Tiger Lily: la prudente, l'impulsiva e la dolce con carattere. 
Fanno paura, perchè non alzano la voce, ma perseguono i loro obiettivi, lavorano, ciascuna all'interno della propria comunità, per coltivare, arricchire, seminare, disseminare. 
Ecco perchè di fronte alle critiche o alle obiezioni scrollano le spalle. Loro fanno, agiscono e non si pongono il problema. Sentono l'urgenza di comunicare un modello di riferimento e trovano il modo per raccontarlo, pacatamente, ma con forza e determinazione. 

Peter e i suoi ragazzi, Capitan Uncino e la sua banda di pirati agiscono confusamente, pensano che  Wendy, Trilly e Tiger Lily siano distratte, ma loro si stanno organizzando perchè loro sono cresciute e a loro volta crescono generazioni che sapranno meglio comprendere il loro agire. 
Provate ad ascoltarle. E raccontate la loro storia, quella di quando Wendy Trilly e Tiger Lily si incontrarono per un aperitivo.......


I blogging day sono giornate di racconto corale. E parlare in coro attraverso un blog è un modo gentile per alzare la voce e la testa. In questo momento delicatissimo per il paese dal punto di vista politico e soprattutto finanziario si gioca il futuro nostro e dei nostri figli.

"Ma cosa passa per la mente a questo gruppo di donne, ancora oggi, di rivendicare i diritti delle donne. Saranno un gruppuscolo di femministe, di quelle coi baffi e i peli lunghi. Ma ormai è assodato, le donne ormai lavorano, studiano, hanno fatto la rivoluzione femminista, si sono guardate allo specchio, che bisogno c'è di "buttare" questi soldi (ndr quelli che servono per acquistare la pagina di un quotidiano su cui pubblicare le richieste per 10 leggi). "

Invece oggi più che mai le donne che moltiplicano i loro sforzi per assecondare un modello di organizzazione sociale che non le rappresenta sanno di potere e dovere inserirsi nel tessuto della società con discrezione, ma con fermezza.
Le donne che propongono nel 2011 di rivedere alcune leggi
sono #donnexledonne
non rivoluzionano, ma permeano,
non rivendicano ma agiscono,
non manifestano, ma esternano
non urlano, ma ascoltano
non guardano, ma osservano
non si scoraggiano, ma traggono forza l'una dall'altra,
così facendo non raccontano solo favole, ma le interpretano, le riscrivono e le aggiornano alla vita 2.0

Qui il link a tutti i blog partecipanti.
http://2eurox10leggi.blogspot.com/2011/10/al-via-il-blogging-day-2x10.html
Qui il link per acquistare una quota
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_737.html

Sunday, November 6, 2011

Arriva l'inverno, tempo di torte e di cake design in erba

Complice il clima, a dire il vero da queste parti si nota un po' meno, però sono comparsi nei vari blog i risultati di sabati e domeniche trascorsi in casa. Ad esempio mammaeconomia su twitter e poi sul blog ha parlato della sua pizza e della sua torta, in attesa che arrivi la piena, (del fiume), la panza, almeno quella è piena e soddisfatta  :-)
Chiara invece su Instagram ha proposto la sua cheesecake.
Io invece ho un bisogno disperato di distrarmi e scaricarmi, lo stress da lavoro è altissimo, e quest'anno mi sto appassionando alle torte in pasta di zucchero.
La prima volta ho seguito le ricette inglesi, ma c'era troppo burro per i miei gusti, e, inoltre avevo acquistato la pasta di zucchero che conteneva conservanti e forse anche coloranti e a dire il vero mi piace cercare di evitare il più possibile roba artificiale (almeno ci provo).
La preparazione di una torta in pdz richiede una certa pianificazione.
Innanzitutto bisogna pensare al disegno, alla forma e al tema che si vuole affrontare, poi bisogna preparare il dolce vero e proprio, la pasta di zucchero, la bagna e il ripieno, i soggetti eventuali. Un bel lavoro di progettazione.
- Quindi stavolta ho voluto provare a preparare da me la pasta di zucchero, come prima prova è andata non male, ma siamo ancora lontani dall'ottenere la pasta che si lavora morbida e che si lascia reimpastare. Ma stavolta l'ho fatta io.
-Per la prima volta ho realizzato un pan di spagna e devo dire che mi è venuto proprio bene. Soffice al punto giusto, alto e senza bisogno di usare lievito ! Il trucco è stato utilizzare un pizzico di sale e soprattutto lavorare le uova e lo zucchero per almeno 20 minuti.
-La ganache al cioccolato è filata liscia, ottima per riempire il dolce: cioccolato e panna.
-La bagna per il pan di spagna non è stata sufficiente per bagnare a sufficienza il dolce, la prossima volta dovrò aumentare le dosi (penso).
-Stavolta ho usato la panna per ricoprire il dolce prima di stendere la pdz, invece che la crema al burro, ma voglio fare altre prove. Non ho messo zucchero nella panna montata per non esagerare con il sapore dolciastro.
- ho assemblato così la torta: tagliata, bagnata, ganache e panna, e poi l'ho lasciata a riposare in frigo per la notte.
La parte dell'assemblaggio con la pdz è stata la più complessa, non è stata una passeggiata e il risultato è mediocre, ma ci riproverò. Dato che ho fatto tutto di fretta e mi mancavano alcuni ingredienti non mi sono cimentata ancora in nessun pezzo 3D.
Devo risolvere un ultimo problema: i coloranti. La maggior parte dei coloranti alimentari contengono sostanze eccitanti per i bambini, sono robe chimiche che davvero non voglio utilizzare. Per colorare i cerchi stavolta ho usato del cacao, ma devo riuscire a trovare o realizzare dei coloranti naturali.
Il risultato è questo.
Comunque se volete vedere cosa si può fare con la pasta di zucchero, quando si è degli artisti veri e propri andate a trovare Letizia
Ah, oggi, 6 novembre è l'onomastico di Leonardo, il 4enne in crisi: "papà, perchè le femmine cambiano sempre idea, prima vogliono giocare, poi non vogliono giocare più!"
Piccoli ometti crescono,......

Wednesday, November 2, 2011

Peter Pan: aspettando il blogging day #2eurox10leggi

C'era una volta una fanciulla, allegra e spensierata, si chiamava Wendy. La sua storia negli anni '50 veniva raccontata più o meno così.
E' una ragazza giovane e bella, affidabile  e leggiadra, ha già la responsabilità di accudire i fratelli
(le doti sono pazienza, attenzione, responsabilità).
Arriva un bellimbusto in calzamaglia, diciamo un tipo, uno stereotipo maschile, allegro, anche lui, spensierato, scavezzacollo, inaffidabile, ma terribilmente affascinante.
(nulla da aggiungere è il maschio).
Ma lei lo accoglie sorridente e si presta a rammendargli l'ombra che lui ha perso
(ecco lei cuce, rammenda, cuce gli strappi, ha le doti diplomatiche).
Per tutta risposta lui la apostrofa prendendo una caratteristica per tutte lamentandone l'eccessiva chiacchiera. Tutte le donne sono chiacchierone.
(invece di ringraziare)
Insomma il bellimbusto la porta con sè, quasi la rapisce perchè lei faccia da mamma ad altri maschi scavezzacollo
(eccola imbrigliata nel ruolo, Wendy stava per crescere, per uscire dalla Nursery, stava per spiccare il volo da sola, e invece no, ecco il maschio che arriva la imbriglia nel ruolo di madre, ne mina le certezze e le sicurezze)
E dire che ho scritto il post e poi ho trovato questo !!!!
Wendy segue Peter estasiata, stargli vicino le dona l'illusione di leggerezza, la capacità di volare. Wendy finge di non accorgersi dei tradimenti di Peter - lui fa il gradasso con le sirene e con l'indianina -
D'altro canto Trilly - altra fan di Peter - crede che lui la stia tradendo e osteggia Wendy.
(Eccole, due donne intraprendenti, talentuose  a perdere il loro tempo dietro un presunto bellimbusto. Entrambe vivono nella sua ombra, di luce riflessa, ma senza queste due figure femminili Peter non esisterebbe)
Wendy approda suo malgrado all'isola che non c'è , un non luogo, in cui non esistono apparentemente regole, in cui ognuno fa ciò che gli pare, eppure lei sembra l'unica imbrigliata nel ruolo, nelle convenzioni, potrebbe dimenticarsi, dimenticare, ma no, lei è sempre presente al suo dovere, al suo ruolo. Gli unici che sembrano rimpiangere le madri sono i pirati, anelano a viaggiare e tagliare gole, ma hanno impressi cuori sulla pelle e si commuovono all'ascolto di una ninna nanna.
(I maschi sono allegri buontemponi, giocano alla guerra, e le femmine sanno essere angeliche - Wendy- o traditrici - Trilly. Le femmine sanno essere tremende con le altre: mentre tutti fanno bisboccia, una Squaw - un donnone gigantesco che intimidirebbe un wrestler, intima a Wendy di dedicarsi alle faccende femminili.  Wendy si indispone, ma reagisce, e per la prima volta si ribella, è l'inizio di un percorso)

Siamo uscite dalla Nursery? O forse un lembo della gonna lunga si è imbrigliato.

Noi tutte studiamo, lavoriamo ci emancipiamo eppure di fronte all'esperienza epifanica della maternità sentiamo un obbligo morale che ci ridimensiona, ci àncora,  riluttanti e dubbiose al ruolo, ma allo stesso tempo ci riempie di amore, di forza, di sicurezza di consapevolezza: ora lo sappiamo. Siamo pronte ad uscire dalla Nursery, basta ricordarsi di non seguire Peter e di non cucirgli l'ombra.

Dolcetti non solo ad Halloween - 2 Novembre la mia commemorazione dei defunti

Oggi è il 2 novembre.
In Italia è l'occasione per la commemorazione dei defunti.
Per me questa giornata ha il sapore di una tradizione, ricordi d'infanzia, sapori e odori, un giorno tutto sommato felice.
Qualche giorno prima a casa mia le foto, solitamente poco visibili, di volti antichi, zii e bisnonni, mai conosciuti venivano e vengono ancora messe in primo piano, sul marmo della cucina, alcuni lumini ad illuminare i volti immobili. In questi giorni chiedevo alla mamma chi fossero queste persone e lei immancabilmente cominciava a raccontare storie di un passato lontano, storie di vita, che grazie al racconto tornavano a rivivere. La foto della nonna, mai conosciuta, della sfortunata zia Mimì, della zia Concettina. Negli anni a queste foto si sono aggiunte altre di volti cari venuti a mancare. Le foto dei miei nonni: la nonna Gina, che mi cuciva i vestiti della Barbie, nonostante gli occhi malandati, il nonnino Sebastiano, un omino gracile la cui storia parla però di un gigante dalle spalle robuste che da solo ha trainato le sorti di una famiglia intera attraverso gli anni difficili della guerra. Eppure me lo ricordo con la sua vestaglia beige e il cappello con la tesa seduto in cucina a giocare i suoi solitari. A quelle foto si è aggiunta poi purtroppo l'immagine di Laura, che avevo conosciuto in Irlanda e che avevo chiamato una mattina di Natale ma non c'era più, uccisa la notte prima all'uscita dalla messa di Natale da una ubriaca e incomprensibile follia.
Nei giorni precedenti il 2 la mamma e la zia andavano più spesso del solito a "sistemare" la tomba, a far si che nel giorno del defunti i fiori fossero freschi e la tomba pulita.
Il cimitero, un piccolo cimitero di paese, con un Cristo all'ingresso e un corridoio di cipressi, in quei giorni si anima all'inverosimile. Il tradizionale luogo di incontro, che è la piazza del paese, diventa il cimitero. Non c'è mestizia, tranne intorno ad alcune tombe ricche di fiori, dove si capisce un lutto recente. Le persone compiono il doveroso giro di saluto alle tombe dei parenti e i vivi e i morti si incontrano e si salutano. Lì, in quel luogo si respira un senso di continuità fra la vita e la morte, si percepisce il rispetto verso questa incomoda compagna di cammino.
In Sicilia in particolare il rapporto fra vivi e morti è rinsaldato da un rito: ai bambini vengono fatti trovare dei dolci tipici (e figuriamoci se non si magnava....nella parte orientale della Sicilia dei biscotti: rame di napoli, totò, ossa dei morti, bersaglieri e biscotti regina, molto diversi dai biscotti della parte occidentale, dove si tende a regalare un "pupo" di zucchero e frutta martorana, ma ci vorrebbe un post a parte) e un regalo che arriva da lontano, portato nella notte da una persona cara che non c'è più. Trovo che sia un modo, che può sembrare macabro, ma a mio avviso è il più immediato per avvicinare i piccoli al rispetto per i defunti, al rispetto per la vita e per la morte.


Thursday, October 20, 2011

Parentesi - post di sfogo - vorrei scappare da questa città

Parentesi aperta.
Questa settimana è andata. Post con sfogo.

 Insomma il massimo della mia vita sociale sono le attività di mio figlio.
Da quattro anni e mezzo in questa città mi sento più che mai ancora tanto sola. Non ho trovato uno straccio di amica con cui fare un aperitivo, una chiacchierata per negozi etc. etc. etc.

A dire il vero la maternità cambia molte cose, però dico davvero non sono riuscita a trovare un'anima femminile disponibile all'idea di condividere un percorso insieme. Sono io, ne sono sicura.

Nell'altra città, quella del cuore, avevo delle amiche, un pizzico di gratificazione, incontri interessanti, alcune amiche mi consideravano un punto di riferimento perchè riuscivo a scovare negozietti, angoli, offerte, frequentavo gruppi e facevo attività sportiva regolare, con le amiche. E' vero, non ero mamma, ma conoscendomi anche cor pupo sarei riuscita, magari cambiando target, a crearmi la mia nicchia di allegria.

 E' vero che anche qui per carità ci sono persone con una mentalità diversa e propositiva, e le ho conosciute, le conosco, le stimo, voglio loro bene, ma non siamo diventate amiche.

Inseguo un mito adolescenziale? Forse. La verità è che mi sento molto, ma molto sola. Il malessere per transitività si estende alla città, che non contribuisce affatto a rasserenarmi. E' una lotta contro i mulini a vento, contro una mentalità stantia, maleducazione imperante, senso civico pari a zero.

Stamattina l'ultima: il cortile in cui ci sono i box è indecente: cartacce, foglie varie, sporcizia, piccioni morti, arance spiaccicate, di qualche giorno fa un'enorme macchia di olio davanti al nostro box -ma dico metti della segatura o scrivi un biglietto di scuse, spiegami cosa è successo? Ti è esploso il serbatoio? Un branco di cavallette ha attentato alla vita del serbatoio dell'olio del tuo suvvone? Vuoi mandarmi un messaggio?-.

Insomma un vero disgusto.

Io penso: magari riesco a parlare con gli altri del cortile, possiamo incontrarci e ramazze in mano ripulire il tutto, renderlo più bello. Macchè: ti vado a beccare la vicina di box, e, dimenticandomi di chi fosse, intavolo la discussione (pe sta per palermitano erectus - iE sta per illusa eterna):

 IE - "buongiorno, beh certo questo cortile è proprio un'indecenza"
PE -"ah sì io prendo la scopa e pulisco"
IE - si" - dico io -" ma così si pulisce solo il proprio spazio antestante, e non si conclude granchè"
PE - "ma insomma non si sa di chi sia questo pezzo di strada e quindi, non si sa chi dovrebbe pulirlo....."
IE - " non penso sia importante, a questo punto potrebbe essere carino che ci si conoscesse tutti e lo si pulisse insieme".

 La conversazione è andata a finire su cosa? Sul fatto che io mi fossi lamentata che la sorella parcheggiava la macchina nell'area di manovra e che questa cosa non era giusta, perchè lei veniva per 5 minuti coi bambini. Insomma per la terza volta incontro 'ste tipe che sono ancora convinte che io abbia limitato la loro libertà non permettendo alla sorella di parcheggiare in uno spazio che è adibito a fare la manovra. Io che ho vietato a mia suocera di parcheggiare lì, perchè le regole valgono per tutti, io che ho preparato cartelli da mettere sui parabrezza di altri che parcheggiano abusivamente.

Alla fine sono io quella sbagliata e il cortile .... bisogna trovare chi è il proprietario. Bene, continuiamo a coltivare il nostro orticello, è così che si fa. Ecco questo con l'amaro in bocca, fa il paio con la tizia che ha buttato il volantino pubblicitario davanti l'ingresso di casa propria e con tutti quelli che parcheggiano selvaggiamente in doppia fila e sulle strisce pedonali contribuendo a rendere la città invivibile.

 E' vero non sono nata in Danimarca, sono siciliana, ma io ci sto male. E me ne ero andata ed ero felice. E sono tornata e sono profondamente infelice della scelta fatta. Soprattutto in questa città. Ok basta. Parentesi chiusa

Tuesday, October 11, 2011

Momenti di ordinaria follia

- ma chi t'ha detto di farlo
- tu
- no, io t'ho detto che andava rifatto tutto, non che dovevi farlo tu
- e io non mi sentivo di farlo
- e allora non farlo, dillo, non te l'ho chiesto
- sei isterica

Bene ora sono isterica
Forse un pochino per questo bisogna capire quando lasciarmi sola.
E soprattutto è tanto difficile non manipolare la conversazione: se non hai voglia, dillo, non fare una cosa che non ti è stata chiesta con la pretesa di essere ringraziat*


Monday, October 10, 2011

Non comincio, ci giro intorno, non finisco - la mia vita da aspirante geek



Non ne comincio nè ne finisco più una.

Ma a voi capita? Qui segue l'elenco di tutto quello che non so fare, che mi incaponisco a fare e che resta sempre costantemente in sospeso. Insomma quel poco tempo che ho al computer vorrei finalizzarlo a migliorare il blog, ad ampliare il secondo blog neonato e finora pochissimo utilizzato.

Ma non mi riesce più nulla, non riesco a trovare più programmi, non riesco più a sistemare codici etc. etc. etc.
Stasera mi sono detta: penso a un logo per il mio blogghettino, se lo merita.
 Comincio ad andare in giro per qualche idea e ripenso al mio altro blog, quello che vorrei che fosse una roba semiseria per mie coetanee molto meno a loro agio con la tecnologia e il mondo del web e guarda lì, vado a ritrovare il blog e mi dico che avevo davvero fatto un bel lavoro (compiaciuta, pure). Mi ero creata un bel logo e anche un acronimo, in vista dell'utilizzo su twitter IMDI (immigratidigitali). Sono i contenuti che latitano....

Allora mollo il progetto di pensare un logo a trinitypat e mi butto sulla creazione di un gravatar per IMDI.

Niente da fare, non c'è verso, ogni volta che entro sulla pagina con l'immagine del loghino IMDI mi devono croppare la foto e ci sta solo MD. Vabbè ci riprovo due o tre volte, poi mollo.

 Allora, mi dico, riprendo il progetto di mettere il loghino con copyright sulle mie foto. Ma non se ne parla nemmeno. Nonostante il mio ostinato uso di GIMP non riesco a levare il bianco sfondo per rendere il loghino trasparente.

Uffi e strauffi. Mollo il colpo.

 Andiamo avanti, ma provo ad aggiungere un'immagine al post su IMDI, ma si inchioda Wordpress, non va nè avanti, nè indietro (beeene).

 In random:
-- volevo trasformare i miei tag in una nuvola rotante (su questo blog), c'ho provato innumerevoli volte e nulla

-- volevo mettere in calce al blog un mini slideshow di foto come nel sito di Marlene trarockeninnanne, (le avevo anche scritto, e lei mi ha gentilmente risposto, ma mi sono incartata) e di nuovo

NULLA, VUOTO, DESERTO.

-- Continuo a tenere sul desktop un link ad un sito che mi spiega come scegliere il tipo di licenza (creative commons), ma non se ne fa nulla

-- Ho anche svariati post "in canna", quasi pronti, che non pubblico, per paura di offendere o urtare la sensibilità di qualcuno/qualcosa.

--  Avevo promesso alla moderatrice di Partonaturale che le avrei mandato un mio racconto di vbac e di idea di nascita e nisba, il file è lì in attesa e in evidenza sul mio desktop.

-- Avrei anche tutte le foto su iphoto da riorganizzare e album da creare da quando in un infelice (e che diamine) tentativo di upgrade mi sono persa le foto e per ripristinare l'archivio si sono cancellate tutte le cronologie e gli album (acc!)

 Insomma mi ritrovo a girare a vuoto, per ore, e alla fine do risposte su facebook e su altri forum e col risultato che mi innervosisco, anzi no, mi incaponisco e poi mi inalbero parecchio
(ci giro intorno, vorrei proprio dirlo, lo dico: mi incazzo!)

 Qua ci vuole una macumba informatica.


 PS e giusto per restare in tema: blogger mi da la nuova interfaccia e per caricare le foto la vecchia interfaccia e poi spiegami perchè una foto riesco ad agganciarla al link del sito e l'altra no.

Saturday, October 8, 2011

I'm in: #2eurox10leggi


Io ci sto, intendo partecipare. Posso diffondere e divulgare, coinvolgere altre amiche e persone, mi aggiornerò qui. L'idea é di Mamuela Mimosa Ravasio che propone l'iniziativa partendo dal tam-tam su Twitter e rilanciando sulla pagina facebook #donnexdonne, fucina di pensieri, iniziative, condivisioni. (qui l'origine di #donnexdonne)
L'obiettivo è ottenere la massima visibilità possibile. L'obiettivo è alzare il tono di voce, trovare un modo per rendere visibili e rappresentate le idee di noi donne, la voglia di partecipare alla vita politica del paese. 
Dopo la sua iniziativa Della Valle è andato in TV, la sua forza non è solo quella economica. Noi donne abbiamo dalla nostra la rabbia, l'intelligenza, la competenza, ma non la visibilità.
Allora si potrebbero agganciare volti femminili che abbiano una certa notorietà, che non siano politici di professione, e che rappresentino SOLO la voce delle donne.
In questo periodo in cui si avvicinano le elezioni vedo nascere molti gruppetti che inneggiano alla auto promozione, ma poi scopri che ci sono politici alle spalle, insomma i soliti noti.
Noi vogliamo DAVVERO (almeno io lo desidero, penso tanto quanto le donne dalle quali questa iniziativa ha preso piede) che queste leggi vengano promulgate, che ci sia una maggiore etica e facce nuove, soprattutto nessuna logica partitica, politica si, ma non di partito. Per risalire la china dei danni perpetrati negli ultimi 30 anni alla dignità di questo paese ci vuole un cammino lungo e doloroso.
Io lo confesso sono molto dubbiosa e sfiduciata.
Ma partecipo perché è doveroso farlo. Con me partecipano altre blogger: 
Ipazia è(v)viva
Donne Pensanti
Comincio col mettere il banner. 
Segui l'#




PS Segnalatemi i vostri post, e allunghiamo la lista....

Quick recipes: passata di zucca e polpettine di ricotta

Arrivo a casa alle 19 e 36. Di solito si mangia per le 20:00, stasera, beh, si ritarderà di qualche minuto.
In 30 minuti Purea di zucca gialla e polpettine di ricotta
Allora la purea di zucca gialla.
fonteTaglio a dadini, metto a soffriggere della cipolla poi aggiungo la zucca, della noce moscata, un dado, l'acqua e lascio tutto a cuocere.
Intanto preparo le polpettine di ricotta.
Mescolo insieme ricotta, parmigiano grattuggiato, della granella di pistacchio, due uova e del pan grattato.
Comincio a friggerle.
Intanto la zucca è quasi cotta, prendo il frullatore a immersione e la frullo.
Le polpettine sono pronte.
E fra il quattrenne che gira a razzo fra cucina e salotto, il papà che apparecchia coll'altro pupo in braccio, insomma anche per stasera la cena è in tavola.
E ora tutti seduti.

PS per le quantità, visto la preparazione altamente casalinga, mi regolo ad occhio.

Friday, September 30, 2011

Un pomeriggio in compagnia dei mostri

Monsters: the making of
Oggi pomeriggio abbiamo realizzato un po' di mostri. Non avevamo voglia di uscire, così ci siamo inventati dei lavoretti. Il quattrenne è sempre parecchio attratto da robe orrifiche, è un maschio e gli piacciono draghi e mostri....
Abbiamo preso tutti gli involucri rotondi o ovali, ottimo modo per liberarsi di tutti gli scatolini degli ovetti kinder, oppure di quelle palline rotonde in cui si trovano una marea di gadget.
Per realizzarli abbiamo usato: forbici, colla, colori, un tovagliolo, un foglio di carta e del didò.
Innanzitutto abbiamo messo del didò appiccicandolo in fondo ai piccoli contenitori per appesantire il fondo, abbiamo poi colorato il tovagliolo (della carta velina colorata avrebbe fatto al caso nostro, ma colorarlo è stato più divertente).
Poi abbiamo ritagliato tanti pezzettini e con la colla li abbiamo appiccicati. (a quel punto la pazienza del quattrenne cominciava un pochino a scarseggiare).
Infine abbiamo realizzato degli occhi, la bocca e i dentoni da mostro e gli abbiamo appiccicati.
Beh, uno di loro è come Polifemo, anche se il ragazzo ha protestato perchè Polifemo avrebbe dovuto essere il mostro più grande,
"perchè mamma Polifemo è un gigante e non può essere piccolo".
"d'accordo, ma c'abbiamo pensato tardi: immagina come lo vedrà una formica.... ai suoi occhi sarà sicuramente un mostro gigantesco"
Forse si è convinto
Ecco il risultato finale :-)

La mostra dei mostri

Sunday, September 25, 2011

il mio #momcamp in streaming. Un'opinione da remoto



Non ho partecipato al #momcamp, ma ero presente. Ero molto vicina ad andare, magari sarà per il prossimo anno. In fondo sono una "neo-blogger" e ho ancora bisogno di un po' di tempo per entrare nel vivo del mondo del blogging e in particolare delle donne/mamme blogger. Adesso sul sito del #momcamp stanno inserendo i video della giornata, ma già alcune sollecite blogger avevano postato su instagram qualche immagine della giornata: questa da ForbiceVerde di Flavia che parla, e quest'altra dalla stessa "fotografa" che secondo me rimanda in pieno l'atmosfera bella.
La tecnologia cambia davvero il modo di partecipare. Certo non ho potuto stringere mani, dispensare sorrisi, ma eravamo insieme e interagivamo ad esempio con Chiara o Stefania, lì in rappresentanza anche del gruppo Facebook #donnexdonne.
Ho condiviso la mia "sofferenza" con michela di mammaeconomia, che ha già pubblicato il "suo" momcamp visto dal divano di casa .
Ho fatto un piccolo scherzo a luciebasta, che spero non se la sia presa (aveva scritto un tweet in cui diceva di indossare una maglietta a righe... e quando ha scritto che era arrivata le ho scritto che la vedevo... ).
Poi ho ascoltato, durante la giornata, in maniera saltarella, i vari interventi.
Il primo sull'alimentazione dei bambini, che deve essere sana ed equilibrata (ma va?), cinque pasti al giorno meglio di tre, e se possibile anche gratificante. anche se poi scopri che uno degli sponsor della merenda del pomeriggio propone una cremina spalmabile che di sano, uhm.(si ringrazia Wonder di machedavvero per la segnalazione). E insomma mentre ascoltavo mi è venuta una voglia incontenibile di spararmi una fetta di torta gelato. Ah va da se che i consigli erano applicabili anche alla dieta della mamma.

Il secondo intervento di mammafelice sull'essere blogger, davvero interessante.
Adesso lo devo proprio dire: avere un blog non vuol dire essere una brava speaker. In alcuni casi sono rimasta senza fiato. Molti interventi sono "scivolati" via fra le ciacole su twitter e qualche commento dissacrante. Ma è ovvio, uno speech è solo quello.

Alcune interviste sono andate in onda su Mammeinradio

Fra tanti interventi più o meno interessanti, con un taglio manageriale o promozionale, il progetto che mi è piaciuto di più quello della mamma pugliese Marlene di trarockeninnenanne, a mio avviso il più in "tema" con il titolo del momcamp: "il futuro delle mamme online e non solo".
Infatti è riuscita a fare da motore per un progetto dedicato al territorio: WomaM
ecco la loro presentazione


Siamo donne, siamo mamme, siamo persone con tante idee e che hanno voglia di fare. Abbiamo preso il nostro tempo e le nostre conoscenze  e abbiamo deciso di metterle a servizio degli altri. Non abbiamo la presunzione di voler insegnare niente a nessuno, ma semplicemente di aiutare le donne e le mamme che lo vorranno a mettersi in gioco, a provarci e a farlo mettendo fuori la parte più allegra di loro stesse. Vi invitiamo ad uscire di casa, a spegnere la televisione, a portarvi dietro i vostri figli e provare a dare una forma ai vostri desideri. Nulla è impossibile se è anche solo lontanamente immaginabile. Se vuoi qualcosa, non aspettare che siano gli altri a crearla per te. Datti da fare.

Siamo un associazione di promozione sociale e culturale. Rivolta prevalentemente all'infanzia e alle donne. Puntiamo alla valorizzazione del tempo in maniera costruttiva, sia per i piccoli che per i grandi. I nostri progetti mirano a rendere qualitativamente migliore il tempo libero attraverso l'informazione, il gioco, la cultura, lo studio.  Siamo aperte ad ogni tipo di collaborazione, non perseguiamo scopi di lucro e il nostro lavoro viene svolto in maniera totalmente gratuita. 

se mi impegno a rendere un paese migliore, non giova solo me, ma anche e sopratutto a te!


Ho anche sentito parlare in background di Riciklo.
Insomma fra streaming e twitter è stato un sabato da ricordare per le mamme in rete

Monday, September 12, 2011

Pensieri sparsi di fine estate

Si ritorna in pista, gli occhi ancora pieni delle immagini estive, dei sorrisi, della fatica, delle risate e dei pianti. Un'estate diversa, più intensa, qualche rimpianto. Un figlio piccolo in più, un blog, che è quasi come un figlio: ha bisogno di essere accudito se no prende vita propria e quando non c'è connessione o la connessione è lenta è difficile da gestire.... e poi i bilanci. Si quest'estate è stato tempo di bilanci.
Per certi versi essere impossibilitati a leggere (incredibile a dirsi, ma questa sarà archiviata come l'estate io cui ho solo cominciato due libri e non li ho finiti!!!) costringe a dovere impegnare il cervello in altre attività come il pensare. In fondo pensare è l'unico e davvero solo angolo rimasto in cui si riesce talvolta a fare silenzio e nel quale è necessario rifugiarsi.
In ordine sparso alcuni pensieri.
La maternità, dalla prenascita all'educazione dei figli è un affare serio, qualcuno lo prende con tantissima serietà, come è giusto che sia, ma alle volte un po' di leggerezza e senso dell'ironia non guasterebbe, me per prima.
Risale ormai a tantissimi anni fa la lettura di "una stanza tutta per sè" di Virginia Woolf, ma ma come adesso il bisogno di un luogo in cui ritrovare se stessi è fortissimo. Essere genitrici e donne e lavoratrici e blogger impone costantemente ritmi da vertigine, non dico nulla di nuovo. Ma sperimentarlo offre la prospettiva sulla difficoltà del quotidiano.
Ma la condivisione rende più lieve la quotidianità e allora scoprire i mondi paralleli delle mamme/donne  in rete rappresenta quel confronto necessario per guardare alla rete come un luogo di incontro virtuale, intangibile, eppure così reale. Così navigando per blog può capitare di imbattersi nelle storie leggere e allegre di Wonder e della sua Porpi, oppure si possono seguire le vicende e la capacità di coinvolgere di Serena e Silvia con i loro blogstorming. Letizia di Bilingue per Gioco mi aiuta a rivivere la mia esterofilia in chiave mammesca, e soprattutto mi dimostra come un interesse nato per caso possa davvero trasformarsi in un servizio e in un lavoro. La maggior parte di questi blog sono nati proprio da spunti della maternità, e, lo confesso, vorrei seguirli tutti e spesso, ma non sempre riesco a leggerli, eppure ormai le parole di queste blogger, fanno parte della mia quotidianità, attraverso post su facebook o veloci tweet, ci riconosciamo, ci parliamo... ci siamo . Mi diverte scoprire non solo nei post, ma nei layout, nei colori, nelle colonne laterali ogni possibile sfumatura del carattere e della creatività di queste donne alle quali la maternità, o il desiderio, ha donato solo un ulteriore motivo per uscire allo scoperto!
Elenco in ordine sparso:
Chiaradinome
Pensieri di Stefania
Ponti Tibetani
Filastrocche
Mammaeconomia
Mamarketing
Piattinicinesi
Mi piace settembre
Tra rock e ninnananne
Mymeitai
Ecomamma
Mamma papera's blog
Mamma claudia e le avventure del topastro
una mamma normale
mamma viò

e chissà chi ho dimenticato


Una domenica in compagnia di tette e sensi di colpa

Che dire, un tranquillo viaggio di due ore, affrontato in compagnia diventa allegro e scanzonato.
Ci siamo trovate un po' per caso, un po' per abitudine, veloci come sempre e le nostre chiacchiere svolazzavano scanzonate e allegre come non mai.
Tutto comincia parlando di tette e di coppie diversamente fertili... con alcune amiche. Si continua con altri equivoci Amoredezia e il discorso finisce su belle grasse nude di 90 chili!! (il marito ignaro in macchina guidava e ascoltava le partite). Insomma questo thread finisce parlando di cioccolata.
Tutti SEO altamente ragionati, anticipava pensieridistefania.
Si torna al multitasking e al tempo dedicato ad attività "extrafamiliari" e lì si scatena davvero il delirio, si parla di sensi di colpa e case rubate, di figli trascurati e mariti distratti: il discorso diventa quasi massonico e si sente odore di letto e coperte (blog corti e tempi lunghi)
Si parla poi di candidature, slogan, ghostwriter e un portavoce viene eletto per acclamazione
 e il tempo scivola inesorabile su topastri e nanne, cene e mariti
La giornata si conclude con un bollino, niente di più gratificante e stimolante, che serve a suggellare una giornata trascorsa insieme.


Ma che post è questo? Il resoconto scanzonato di un pomeriggio di chiacchiere su twitter con chiaradinome, stefaniaboleso, mammaeconomia, forbiceverde, pontitibetani, filastrocche, ninacerca.
Grazie ragazze per la compagnia!

PS le parole sono state usate volutamente a mo di sfida per i SEO... così vediamo quanti "lurker" arrivano ah ah

Thursday, August 11, 2011

Epidurale un diritto? Meglio Pensarci per tempo

Siamo proprio sicuri che l'epidurale sia la panacea? Questo post nasce in risposta al post di Paola Banovaz, http://epidurale.blogspot.com/2011/07/ave-mary-ave-epidurale.html
E parto da una riflessione: ma la scrittrice Murgia ha mai partorito? O piuttosto si é avvalsa di un argomento per puri fini letterari. Perchè ognuno ha diritto di pensarla come crede e se una donna decide di avvalersi della medicalizzazione del parto in analgesia è libera di farlo, ma solo si é liberi di scegliere quando si è davvero informati.
Il parto è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con delle tecniche invasive (cloroformio, episiotomia, kristeller) e con l'imposizione di posizioni innaturali per la donna (in primis la classica litotomica, che spesso allunga i tempi espulsivi).
Dal punto di vista culturale é la visione occidentale che ha diffuso l'immagine di parti dolorosi e di travagli insormontabili.
La verità è che il travaglio di parto fa emergere tutte le complesse dinamiche del vissuto femminile: il parto è il risultato di tutto ciò che tu sei stata fino a quel momento, paure, gioie, dolori, aspettative...
L'immagine più vera che corrisponde al travaglio come dovrebbe essere sempre vissuto è quella del film di Bertolucci "il piccolo Buddha": lei che accompagnata dal cerchio di altre donne,sola accovacciata e appesa ai rami di un albero, protetta dalle fronde, asseconda le ondate di ormoni che la attraversano con canti carnatici fino al momento orgasmico finale che é quello della nascita.
Nessun accenno al dolore.
Se vogliamo poi conoscere i risvolti della fisiologia del parto bisogna informarsi attentamente su quale perfetto e delicato meccanismo ormonale la natura abbia messo in atto per permettere la nascita.
In primis l'istinto: da sempre TUTTI gli animali cercano riparo dal gruppo e si allontanano durante il parto, cercano buio e intimità: tutto ciò negli odierni reparti ospedalieri é ampiamente negato.
Facciamo un sondaggio fra le donne che hanno partorito con cesareo, in analgesia o in maniera del tutto naturale a casa propria o indisturbate e vediamo quanto abbia inciso negativamente la medicalizzazione selvaggia.
Avrei altre mille cose da dire ma per chi volesse approfondire do due riferimenti bibliografici: Ina May Gaskin con "la gioia del parto", e Verena Schmid "venire al mondo e dare alla luce".
Per smitizzare il concetto di dolore e riorientare l'idea di un parto dolce possibile
 

Wednesday, August 10, 2011

La mia utopia: nuovi paradigmi

Udite udite qui c'è tutto da rifare. Non é una novità nè la prima volta che ne sento parlare, ma è cosa buona rinfrescare la memoria. Mentre seguivo distrattamente il tg2 per tenermi aggiornata sui fatti di cronaca sento una notizia that really makes my day! Un team di ricercatori ha osservato i comportamenti e sottoposto a delle prove due gruppi di scimmie (non ricordo i nomi specifici), presumibilmente in cattività: un gruppo a dominanza maschile e uno a dominanza femminile. Ebbene? Nel risolvere i problemi l'approccio maschile prevedeva l'uso della violenza e scarso ragionamento, l'organizzazione di gruppo era strettamente basata su modelli conflittuali. La società con prevalente organizzazione femminile utilizzava il ragionamento nella soluzione dei problemi, in generale era prevista maggiore affettività e minore aggressività nelle relazioni. Mi sembra ci sia davvero poco da aggiungere, solo che dopo l'era dell'acquario è ora che arrivi l'era della donna, non di movimenti femministi, ma di un vero e proprio sistema economico sociale politico basato su un modello femminile che non si basi su uno scimmiottamento, è il caso di dirlo, di quello maschile, ma su veri e propri paradigmi sui quali fondare un nuovo modello di società felicemente in decrescita, solidalmente pacifica, ed eticamente cristallina. La mia utopia comincia qui.

Saturday, August 6, 2011

Un caravanserraglio di pizze: la mia stella Michelin

Il Caravanserraglio a Ragusa
Una pizzeria e non solo da stella Michelin.
Chi ha deciso che la stella Michelin debba andare solo ai ristoranti e non alle pizzerie? Davvero un peccato.
Anche mangiare una pizza puó essere un'esperienza memorabile, anzi quando lo è la sorpresa è ancora più gradevole.
Cosa fa la differenza? La lievitazione con pasta madre nei giorni precedenti la cottura, la pasta così non continuerà a lievitare ed eliminerà quella spiacevole sensazione di arsura che spesso accompagna la fase digestiva notturna. Ma non finisce qui, il proprietario, nonché chef del ristorante, sceglie con estrema cura gli ingredienti e gli abbinamenti e il risultato é davvero un tripudio per il palato. Gli ingredienti locali sono privilegiati: i formaggi del ragusano in primis.
Una piacevole sorpresa anche la carta delle birre, aromatiche e ambrate, la cui degustazione puó concorrere ad arricchire l'esperienza dei sensi.
Il caravanserraglio è anche un ristorante e una sbirciata al menù mi ha lasciato in bocca l'acquolina e il desiderio di tornare per assaggiare le proposte dello chef.
A fine pasto ho assaggiato la cornucopia, una rivisitazione del cannolo classico: ricotta leggera in cialda fragrante, affiancata ad una crema a base di limone, il solo accostamento un po' stridente, forse da rivedere.


Wednesday, July 20, 2011

Donne a favore del parto Eco-Logico e Bio-logico. Logico no?

 #Donnexdonne: 21 luglio giornata sui SN alla ricerca di buone prassi al femminile.


Un forum di sole donne o quasi, con intervista.





qui i link a tutti i blog che partecipano
http://pontitibetani.org/2011/07/18/verso-il-21-considerazioni-e-link/

Un giorno speciale, un giorno qualunque, qualche settimana fa, un tweet, due tweet, tre tweet: parliamoci, parliamone. Le donne in rete sono tante, le blogger, poi una comunità che rivela ogni giorno sorprese, e non si parla solo di pannolini o tacchi a spillo, o l’uno e l’altro. 
Quando le donne in rete parlano e scrivono non puoi fare a meno di ascoltarle e leggerle e, superando gli stereotipi della femminista, dell’arrabbiata, della madre, riesci solo a vedere donne concretissime calate nel quotidiano che oltre alla equilibristica gestione di figli e famiglia trovano il tempo e la voglia di rimboccarsi le maniche e creano, immaginano, concretamente si alleano per costruire micro realtà che sanno di politica concreta.
Io partecipo col mio blog e racconto di un luogo in rete, un forum di sole donne, o quasi, come ce ne sono tanti, certamente, ma questo è diverso e provo a dire cosa mi ha colpito perché la professionalità e la passione che si respirano in questo forum sono l’espressione di una volontà forte di cambiare la mentalità, di sovvertire i canoni del comune sentire a partire da un momento forte per una donna che è la nascita.

Per spiegare questo post bisogna fare un passo indietro, ad un momento molto importante della vita di una donna: il momento del parto. Un travaglio da manuale, tutto a posto e, dopo un po’, in maniera insensata e immotivata, col senno di poi, un taglio cesareo. Vabbè siamo felici è nato il bambino, chiamiamo gli amici bla bla bla. Ma che dolore, che dolore, un dolore infinito. Ma le doglie non erano state così dolorose. E quel bambino non fa che piangere e piangere e piangere.

Metabolizzato il tutto, forse, o forse no. Il bimbo cresce, bene, allattato (fra mille difficoltà iniziali, inenarrabili, perché il parto artificiale si, ma il latte artificiale no) e dopo quattro anni (troppi a dire il vero) inizia il suo viaggio una nuova vita.
Stavolta riaffiora una vocina tacitata: un altro cesareo no. Diventa sempre più prepotente, forte, determinante, irritante. Tanto più intorno è “once cesarean always cesarean” tanto più è orrore dentro: io donna tutta quella sofferenza non la voglio più.

Io donna non ho paura del dolore del travaglio e del parto. So in maniera istintiva che i dolori del parto passano immediatamente, so che conosco il mio corpo sano, un po’ meno atletico del passato, ma profondamente sano e sempre per istinto (almeno fino a quel momento). La vocina diventa un urlo forte prepotente imperante, impossibile non ascoltarla. Un imperio che scuote ogni singola parte del mio essere: io avrò un parto naturale dopo un cesareo. E naturale come lo dico io: non voglio essere toccata, guardata, istruita su come partorire, solo incoraggiata nel momento del cedimento, nell’attimo che precede la nascita.

E comincia il mio percorso affannoso, affannato, frenetico di ricerca di qualcosa o qualcuno che aiuti a salvarmi la pelle. Perché il cesareo mi ha segnata, profondamente e un altro mi distruggerebbe lo sento. Mi allontanerebbe dalla mia creatura perfetta che è in utero, dal mio corpo e dal mio essere tutta.

Ed ecco dove sono le donne per le altre donne. In rete trovo la mia ancora di salvataggio, il mio porto sicuro, il mio rifugio segreto, il mio luogo di speranza, in cui riversare il dolore, renderlo parlabile ed essere capita e incoraggiata. Il luogo è il forum di parto naturale.

Un forum sono facce, sono avatar, immagini, nickname, ma le parole sono vere. Li rincontri, i nickname, nelle risposte e a poco a poco diventano familiari, cominci a seguire le vicende, ti appassioni, gioisci per parti in casa e per vbac, trovi parole di consolazione per cesarei dovuti, ma non cercati o giustificati. Trovi la forza dei racconti di altre voci femminili che senti vicine alla tua. Voci di donne in profondo contatto con se stesse. Un coro che diventa mantra potente dell’energia che da origine alla vita. Che scaturisce da numerose storie di dolore e di gioia. Donne prima che mamme, madri ancora prima che mogli e sorelle e amiche. Donne che contribuiscono a diffondere il rete il seme di una nascita “ecologica”, che hanno creduto e credono sia importante ridare valore al ruolo della nascita, all’imperio della vita che ha bisogno di tutta l’energia, il silenzio e la sacralità che le moderne strutture ospedaliere non offrono più.

Non mi dilungo ulteriormente. Frequentando il forum e parlando fuori dal forum mi sono resa conto che non sempre il desiderio di un parto naturale è comprensibile, ma chi lo desidera è perché intuisce che il travaglio e il parto rappresentano forti momenti di passaggio, riti, occasioni di crescita da vivere in prima persona e non ai quali assistere da spettatori impotenti e addolorate. Il parto libera energia, rende potenti e pur non volendo rivendicare istanze femministe, da quando il parto è stato medicalizzato e ospedalizzato c’è sempre meno energia.

Grazie a questo spunto ho pensato di porre delle domande alle amministratrici del forum, chiedere loro il perché di questo desiderio, cosa le ha spinte a creare questa risorsa in rete. Mi ha risposto Giovanna:

D: Come nasce l’idea di creare un forum sull’argomento del parto naturale

L'idea di creare un mailing list nasce da Manu, poco dopo aver partorito in casa la sua quarta figlia dopo un cesareo subito alla nascita della terza, per condividere le tantissime informazioni che aveva raccolto in vista del suo HBAC (Home Birth After Cesarean)

D: Da quanti anni esiste in rete il forum di Parto Naturale

PN nasce il 25 maggio del 2003 come una mailing list su Yahoo! creata, appunto, da Manu che la modera e gestisce. La lista accoglie, consiglia, supporta, informa tante donne e, all'aumentare del numero degli iscritti, il volume dei messaggi diventa poco gestibile, quindi Manu decide, a gennaio del 2008 di trasformare la lista in un forum, creandolo su uno spazio gratuito, che continua a gestire lei personalmente. Passando i mesi si rende conto che un aiuto fa comodo, e tra questi aiuti che decide di darsi ci sono anche io. Nel corso del 2010 un po' alla volta Manu mi affida definitivamente il forum che continua ad espandersi, finché sorgono frequenti problemi tecnici dovuti alla mancanza di spazio su server, per cui decido che è arrivato il momento che PN abbia vita propria e un suo dominio esclusivo, http://www.partonaturale.net. E' in questo frangente che partorisco (è proprio il caso) l'idea di associare un sito al forum, in modo da rendere pubblico il materiale, le informazioni, le esperienze accumulate nel corso degli anni. Ad oggi mi affiancano, nel complesso lavoro di gestire il forum, Gessica, Dunia, Marzia, Bea, Roberta e Francesca. E, dall'esterno, Lucilla che non finirò mai di ringraziare per il supporto tecnico.

D: traete profittto dal forum?

No, nessun profitto

D: quante donne lo frequentano e lo hanno frequentato

Al momento gli account attivi sono quasi 800, e il numero tende a crescere lentamente perché, da regolamento e per tutelare gli iscritti (eh si, abbiamo anche qualche uomo), vengono eliminati gli account non attivati e gli utenti che non scrivono una presentazione entro 10 giorni dall'iscrizione, e infine periodicamente facciamo le pulizie di primavera.

D: Che idea vi siete fatte delle donne che frequentano il forum: chi ci entra cosa cerca e cosa trova?

Le donne che entrano nel forum sono spinte dalle motivazioni più svariate, ma la gran parte di loro, in particolare quelle che poi si fermano, sono le donne che portano un sé un dolore profondo, per un cesareo, per un parto violento, per una separazione precoce del proprio figlio. Poi ne arrivano anche tante alla ricerca di informazioni che non trovano presso le strutture o i professionisti.

D: cosa c’è di diverso rispetto agli altri conosciutissimi forum?

Non ne ho idea  non frequento altri forum: dimmi tu cosa vedi di diverso

A dire il vero ti posso dire che mi sono “fermata” su PN perché ho trovato donne competenti, molta collaborazione, supporto immediato e nessuna forma di terrorismo psicologico. In altri forum che si trovano in rete leggevo molte risposte confuse, e poca reale informazione, solo qui ho trovato informazioni supportate da evidenze scientifiche e la possibilità di consultare fonti oltre che di confrontarsi direttamente sulle esperienze di parto un mix di pragmatismo e “cronaca” che mi ha supportato nel percorso spesso accidentato (a causa di interferenze esterne, disinformazione e allarmismi) verso una nascita dolce e naturale e soprattutto naturale dopo un cesareo. Ecco perché mi siete piaciute!

D: Quali sono gli obiettivi che vi siete proposte?

Gli obiettivi del forum sono, in primis, l'informazione e il sostegno perché una donna informata e sicura di sé sa di poter scegliere e decidere e, indipendentemente da quello che poi deciderà, la sua scelta sarà consapevole. Poi, naturalmente, promuoviamo un approccio di rispetto della fisiologia.

D: come funziona il forum, cosa bisogna fare per accedere

PN è un forum chiuso, per accedervi è necessario iscriversi creando un account. Una volta creato l'account è necessario attivarlo tramite un link che arriva per posta elettronica e a quel punto si può accedere e partecipare alle discussioni.

D; da poco è nato il sito…..

Si, come dicevo il sito è nato per mettere a disposizione di tutti i contenuti informativi del forum tutelando, contemporaneamente, la privacy degli utenti che nel forum si raccontano intimamente e si mettono a nudo. In questo modo potremo in futuro aumentare, via via, la sicurezza del forum senza precludere l'aspetto informativo sul pubblico.

Beh grazie Giovanna per avermi raccontato la storia di Parto Naturale.
In questo giorno dedicato alle donnexdonne sui social network e alle buone pratiche mi è sembrato doveroso raccontare la storia di queste donne che fra figli, mariti, lavoro, trovano anche il tempo di dedicarsi ad altre donne per stabilire legami forti e, lasciatemelo dire, contribuire ad un progetto più grande che è infondere fiducia alle donne nella propria capacità di generare ….non solo la vita.

Sunday, July 17, 2011

Lullabies: goodnight sweethearts, sleep tight

This is my first son's favourite lullaby



And this is my second son's favourite lullaby



It goes without saying:
they're their mum's favourite as well: dedicated to my most precious and unique.
Ain't no sunshine when you're gone and I can't take my eyes off you.

Thursday, July 7, 2011

Cosa mi da fastidio dei venditori ambulanti in spiaggia!


Estate, tempo di vacanze, e mentre sei lì a contemplare il mare e goderti le tue meritate ferie devi trascorrere la giornata dalle insistenti proposte degli extra comunitari, i cosiddetti marocchini.
Eppure dietro una definizione che li assomma indistintamente ruotano etnie e storie di vita diversissimi fra di loro e ciascuno porta il proprio fardello di offerte e proposte:
Le cinesi propongono massaggi
Gli indiani collane e pietre preziose
I ragazzi neri neri, quelli dell’Africa più nera, non sappiamo definirli, né distinguerli, forse ghanesi, senegalesi, sono alti, per lo più, magri slanciati e alcuni belli, bellissimi, loro portano borse e cd farlocchi.
Poi ci sono i cingalesi di loro competenza sono gli oggetti da spiaggia
e i poi gli africani dell’Africa del Nord i tunisini e i marocchini e chissà da quale altra nazione della fascia  mediterranea, loro portano abbigliamento.
Ma per molti sono invisibili, e in effetti dopo un po’ lo sono davvero, fantasmi opachi che attraversano spiagge chiassose e variopinte. Ma il loro passaggio diventa presenza assordante, risulta impossibile non vederli.
Ed ecco cosa mi da fastidio:
Mi da fastidio che le persone tirino sul prezzo della merce che loro vendono.
Mi da fastidio che le persone diano loro del tu. E’ che dando loro del tu ne sminuisci la dignità e l’umanità, li poni indistintamente al di sotto di te.
Mi da fastidio che non li si guardi negli occhi. Io per prima non ho il coraggio di guardarli negli occhi per scoprire che loro sono lì perché la mia metà del mondo affama la loro metà del mondo. Li penso dolenti col loro passo cadenzato, lo sguardo triste, proporre senza convinzione le loro merci. Non riesco a immaginare da dove arrivino e quanto difficile sia stato il loro percorso, accidentato e drammatico.
Mi da fastidio che dei ragazzini impertinenti, sotto gli sguardi compiaciuti dei genitori, si permettano di prenderli in giro, scacciarli o umiliarli.
Sono venuti per un destino migliore e continuano a sognare chissà quali sogni dopo un giorno intero in cui hanno macinato chilometri e maciullato i piedi in scarpe consumate. Cosa faranno a fine serata? Dove dormiranno? Avranno guadagnato abbastanza?
E come possono portare avanti un sogno se vivono ai margini di una società che li scaccia, li umilia, li ignora.
“La ringrazio, no, buona giornata” – Penso a volte basti poco per restituire loro la dignità, non è sufficiente però per restituire a me una sensazione di inadeguatezza e smarrimento.

Tuesday, June 21, 2011

I pomeriggi ai giardinetti- ore di ordinaria follia.

Come trovare un compagnetto al quattrenne?
Insomma, sembra davvero un'ardua impresa. Puntata la madre all'asilo e saggiata l'affinità si propone l'uscita al parco, uscita che regolarmente si trasforma in un incubo.
Partiamo: passeggino, monopattino, borsa con acqua e cibarie buone a sfamare un esercito, la palla al seguito. Insomma il passeggino sembra più uno di quei carrelli che i senza tetto portano con se. Durante la strada cominciano le richieste: "mamma ho sete", di solito la richiesta avviene mentre si attraversa un'arteria pericolosa e insistentemente il quattrenne pretende che la richiesta sia evasa allo schiocco delle dita (Mary Poppins docet)  "ok". Ci fermiamo e ci dissetiamo. Si riparte. "Mamma ho fame".
Cominciano le trattative: "hai già fatto merenda, non possiamo fermarci, ci aspetta il compagnetto" "ma io ho fame", "non hai fame, sei annoiato, andiamo".
E per strada le litanie: "non ti appendere al passeggino", "non urlare che svegli il fratellino", " non camminare con il monopattino davanti al passeggino che intralci la strada"

Nonostante il frastuono del traffico il quattrenne punta tutto e ogni singola foglia diventa argomento di conversazione (bene è curioso)
"Mamma, guarda" (sosta)
"che c'è, tesoro?" (diciamo che si capisce da quanto tempo la mamma è uscita da casa dal tono che sottolinea il "tesoro", se è stizzito è uscita da almeno 20 minuti e non riesce ad arrivare al parco!) "guarda, la palma è morta"
"si, è morta"
"e si è fatta male?"
 "no, non ha sofferto"
" e perchè è morta?"
 "per via del punteruolo rosso"
"del ?poppatoio? rosso?"
 "nooo, p-u-n-t-e-r-u-o-l-o è un insetto"
" e che insetto è"
"poi te lo dico, andiamo, insomma è un insetto che mangia le piante"
 " e perchè-e?"

Finalmente arriviamo, e tu, ingenuamente pensi di potere avere una conversazione adulta e invece NO. I bimbi litigano, i bimbi piangono, i bimbi si arrabbiano. E certe volte devi intervenire, certe altre devi lasciar correre, ma se la mamma che hai prescelto è un'ansiosa interventista è la fine.
Non so come mi sono trovata due pomeriggi di fila con madri deliziose, ma un pochino ansiose e con rispettivi figli: il prepotente viziato e isterico (la sua palla fa schifo, non voglio giocare con lui, voglio andare alle giostre, non voglio andare a casa), e l'introverso piagnone (dai vai a giocare, non startene sulla panchina....voglio andare alle giostre, non voglio andare sul monopattino, uahhhh voglio la mamma - la mamma è appiccicata-).
Beh il vantaggio di ciò è che tuo figlio, che fino a quell'istante avresti voluto strozzare improvvisamente assurge al rango di figlio-quasi-perfetto: non piange, gioca e ride, cerca di coinvolgere gli altri, non fa richieste di giostrine, accetta con spirito i no della mamma.
Che tesoro....



Ah, e .. il contenuto del passeggino? Si.... me ne ero quasi dimenticata, quell'angioletto che dorme che quasi me ne dimentico. Siii, lui aprirà gli occhi e la bocca nell'attimo in cui sarà varcata la soglia di casa. Nguè, nguè nguè. E dopo aver tirato un respiro di sollievo.... beh, io risalgo sulla giostra.

Monday, June 20, 2011

Motivational Speeches: Steve Jobs, Randy Pausch

Motivational speeches given by two extraordinary Americans who have really achieved the American dream and remind us of how never giving up our dreams!

Steve Jobs: Be hungry, be foolish


Randy Pausch: Achieving your childhood dreams

Friday, June 17, 2011

Se lo ami legalo

In breve vi posso raccontare questa storia, perchè la cintura ci ha salvati.
Il ricordo mi fa venire ancora i brividi. Era il giorno del mio compleanno. Tornavamo io, mio marito e la pulce di 18 mesi da un pranzo felice.

I blog per la sicurezza

Avevo deciso di guidare io perchè il ragazzo in macchina voleva sempre attaccarsi e invece se papà si sedeva dietro lui stava tranquillo nel seggiolino.
Di rientro su una strada di collina un'improvvisa pioggia rende la strada sdrucciolevolissima. Una curva, presa forte a velocità troppo alta e improvvisamente perdo i comandi della macchina, non la controllo più, la macchina sbatte a destra su un terrapieno e prende l'abbrivio per ribaltarsi, non ricordo quante volte, e si gira su se stessa. Dopo interminabili secondi di panico e lucidità - ci sei, ma non puoi controllare quello che ti sta succedendo - si ferma tutto.
A testa in giù. Riesco a uscire contorcendomi dal finestrino, senza scarpe. Il marito dietro è scioccato. Il bambino? E' appeso a testa in giù sano e salvo nel suo seggiolino. Lo stacco immediatamente e lo stringo forte.
Tutti e tre sani e salvi, senza un solo graffio. Macchina da buttare
Un miracolo, grazie a chi ci ha miracolati.
MAI SENZA CINTURE E SEGGIOLINI

Saturday, June 11, 2011

Riflessioni sul partorire, su vbac e percorsi personali


Il racconto del percorso che mi ha portato dal cesareo al vbac lo trovate qui, ma entrambi i racconti più dettagliati di entrambi i parti li trovate qui, si tratta del forum/sito di parto naturale, perché è lì davvero che ho trovato le risorse più importanti per il mio percorso: il sostegno di persone che la pensavano come me, gli indirizzi giusti cui rivolgermi. 

Non so se si sia trattato di fortuna, ma visto che homo faber fortunae suae, penso di avere conseguito il risultato del vbac, grazie a una buona dose di fortuna e intraprendenza. Sapevo solo di essere motivata dal TERRORE di un altro cesareo e sapevo che un altro cesareo mi avrebbero fatto se fossi stata manipolata ad hoc in una sede ospedaliera in cui i “protocolli” non prevedono che si rispetti il sentire della donna. Che io abbia fatto un VBAC in acqua è stato solo un caso, ma un caso che avevo concordato e calcolato: in quel momento mi sentivo di entrare in vasca, ero in un ospedale pubblico, ma seguita da un’ostetrica accorta e competente (di grande esperienza e rispettata da tutti) alla quale io avevo chiesto tutto ciò che desideravo e che ritenevo fosse meglio per me, per come io sentivo che dovessi partorire: silenzio, luci soffuse, niente visite, la mia musica, e nessuno intorno (c’erano dentro mio marito, l’ostetrica meravigliosa e un’allieva ginecologa), libera di muovermi come volevo, senza monitoraggi. Sono stata fortunata, e un po’ la fortuna l’ho aiutata io.

Premetto di non avere nessuna competenza ostetrica, ma solo l’informazione che ho maturato da letture per “difendermi” da chi mi avrebbe sicuramente ricesarizzata, ma non per il gusto sadico di farlo, ma perché solo io so come funziono (travaglio in piedi, niente visite etc.) e nel momento più intenso del travaglio doversi opporre continuamente diventa faticoso e qualcosa rischia di bloccarsi.
Fra le letture più importanti mi sento di segnalare La gioia del parto di Ina May Gaskin, che per me ha rappresentato una vera e propria bibbia. Qui alcune letture che hanno accompagnato il mio percorso del primo parto e poi del secondo.

Lo spauracchio più grande che sventolano in faccia a chi chiede un VBAC è la rottura dell’utero. Un evento abbastanza raro, viste le statistiche e i racconti di altri vbac e poi, come giustamente segnalato da un vostro articolo, l’utero non è un palloncino che scoppia all’improvviso, ma i segnali di rottura sono evidenti ad un occhio esperto e allenato.

Ed ecco l’altra criticità a mio vedere: l’occhio esperto e allenato. Chi ha preso in mano l’affaire nascita sono i ginecologi (lasciamo perdere il fatto che, ma questo è un mio parere personale, non capisco come degli uomini che hanno studiato possano capire che cosa si provi davvero durante un parto), ma a mio avviso le figure preposte sono le ostetriche. Per me la figura dell’ostetrica è quella magica di una donna che, con le sue competenze e conoscenze, assiste amorevolmente con discrezione, osservando ogni minimo segnale, senza nessuna invadenza, infondendo nella donna la giusta dose di rassicurazione e di fiducia nei momenti più delicati (transizionali) del parto, intervenendo solo quando è il momento. Il mio punto di vista è che molte donne pensano che siano altri a doverle fare partorire, io ho maturato la convinzione che il travaglio sia tale solo perché è un momento di confronto fortissimo con la propria persona, con l’essere se stesse, ecco perché ogni travaglio è una storia a sé, con infinite sfumature - dicevo che ogni donna è un mondo a sè pretendere che tutte funzionino allo stesso modo (ossitocina, epidurale, episiotomia, posizione litotomica) è come appiattire l'arcobaleno su tutte le sfumature del bianco –

Il punto è che molte donne oggi hanno avocato quello che dovrebbe essere un loro percorso ad altri. Pensa un po’ come in pochissimi anni (circa 40 o forse meno) siamo state riprogrammate e ormai è diventato normale pensare di partorire in ospedale e anormale pensare di partorire in casa. Perché? E’ più sicuro forse l’ospedale? Ma quanti sono i veri parti a rischio? Beh, i ginecologi sono importanti nel caso di vere e proprie patologie, preeclampsia, placenta previa ed altre, ma in caso di gravidanze fisiologiche, perché non pensare che l’ambiente casalingo sia il migliore in assoluto? Perché farsi bucare e iniettare liquidi, perché aspettare che qualcun altro dica di spingere, perché non imparare ad ascoltare il proprio corpo fino in fondo? Come non capire che tanta invadenza (visite continue) e la promessa di assenza di dolori (epidurale) crea un mito del parto indolore che però non spiega delle complicanze alle quali si va incontro e che un tipo di parto seppur vaginale priva di tante altre gioie. 

In tutto questo si dimentica che per il bambino una nascita dolce è il modo meno traumatico di venire al mondo (di più lo è essere estratto a forza e catapultato nel mondo esterno) e perchè clampare immediatamente il cordone e non aspettare che questo smetta di pulsare, il sangue contenuto nel cordone arricchisce il bambino, gli appartiene, lo aiuta a superare il calo del ferro nel terzo mese, e non apriamo il capitolo placenta, un organo meraviglioso (ve l'hanno mai fatto vedere dopo un parto?) un pezzo di vita emozionante da vedere... e forse vale la pena conservare.

Non vorrei che il mio discorso fosse travisato, non mi dilungo ulteriormente perché sembra più una filippica. Ma insomma avrei da parlare per ore è solo che tutte queste riflessioni le ho maturate durante la preparazione del mio secondo parto e dopo il mio secondo parto naturale dopo il cesareo. Capisco che certi discorsi sono difficili da comprendere perché dietro c’è un percorso di maturazione e di riflessione che è passato attraverso informazione, letture e sofferenza (si anche quella). Se c’è la volontà si trova la strada. Aggiungo solo che è importante e doveroso che le ostetriche ospedaliere comincino a conquistare loro per prime gli spazi di rispetto che meritano le donne partorienti. Che le diatribe su chi lavori di più e meglio rubano energia al vero obiettivo comune: garantire nascite “dolorose” ma dignitose, davvero naturali.

PS mi scuso di tutti i link, ma visto che avevo già scritto in merito era un modo per “ottimizzare”
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