Thursday, August 11, 2011

Epidurale un diritto? Meglio Pensarci per tempo

Siamo proprio sicuri che l'epidurale sia la panacea? Questo post nasce in risposta al post di Paola Banovaz, http://epidurale.blogspot.com/2011/07/ave-mary-ave-epidurale.html
E parto da una riflessione: ma la scrittrice Murgia ha mai partorito? O piuttosto si é avvalsa di un argomento per puri fini letterari. Perchè ognuno ha diritto di pensarla come crede e se una donna decide di avvalersi della medicalizzazione del parto in analgesia è libera di farlo, ma solo si é liberi di scegliere quando si è davvero informati.
Il parto è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con delle tecniche invasive (cloroformio, episiotomia, kristeller) e con l'imposizione di posizioni innaturali per la donna (in primis la classica litotomica, che spesso allunga i tempi espulsivi).
Dal punto di vista culturale é la visione occidentale che ha diffuso l'immagine di parti dolorosi e di travagli insormontabili.
La verità è che il travaglio di parto fa emergere tutte le complesse dinamiche del vissuto femminile: il parto è il risultato di tutto ciò che tu sei stata fino a quel momento, paure, gioie, dolori, aspettative...
L'immagine più vera che corrisponde al travaglio come dovrebbe essere sempre vissuto è quella del film di Bertolucci "il piccolo Buddha": lei che accompagnata dal cerchio di altre donne,sola accovacciata e appesa ai rami di un albero, protetta dalle fronde, asseconda le ondate di ormoni che la attraversano con canti carnatici fino al momento orgasmico finale che é quello della nascita.
Nessun accenno al dolore.
Se vogliamo poi conoscere i risvolti della fisiologia del parto bisogna informarsi attentamente su quale perfetto e delicato meccanismo ormonale la natura abbia messo in atto per permettere la nascita.
In primis l'istinto: da sempre TUTTI gli animali cercano riparo dal gruppo e si allontanano durante il parto, cercano buio e intimità: tutto ciò negli odierni reparti ospedalieri é ampiamente negato.
Facciamo un sondaggio fra le donne che hanno partorito con cesareo, in analgesia o in maniera del tutto naturale a casa propria o indisturbate e vediamo quanto abbia inciso negativamente la medicalizzazione selvaggia.
Avrei altre mille cose da dire ma per chi volesse approfondire do due riferimenti bibliografici: Ina May Gaskin con "la gioia del parto", e Verena Schmid "venire al mondo e dare alla luce".
Per smitizzare il concetto di dolore e riorientare l'idea di un parto dolce possibile
 

18 comments:

  1. Ho partorito in casa tre volte, sono state sempre esperienze straordinarie. Sono una doula e convinta assertrice dei danni dell'eccesso di medicalizzazione.
    Detto questo però, cerchiamo di non fare dell'ideologia, che non ce n'è alcun bisogno.
    Il parto non è diventato doloroso nel momento in cui sono intervenuti gli uomini con tecniche invasive: il parto è diventato doloroso quando a noi umani è cresciuto il cervello e ci siamo messi in posizione eretta. Che poi alcune culture abbiano saputo favorire il processo del parto mentre altre non hanno fatto altro che ostacolarlo, è un altro discorso.
    Il travaglio e il parto fanno emergere il vissuto personale come tutte le esperienze forti della vita: il sesso, l'amore, la malattia, il dolore, i grandi imprevisti, la paura...
    Non ci sono stati i bei tempi in cui le donne partorivano felici e senza dolore, e la naturalità non preserva da ogni male. Le donne un tempo avevano paura del parto ben più di oggi, e l'ignoranza diffusa non giocava certo a favore di parti migliori.
    Personalmente credo sia necessario costruire una cultura del corpo e della nascita, credo che quella di partorire sia una competenza femminile che va tutelata, rafforzata e in un certo senso rifondata. Ma non volgendosi a un passato che non è mai esistito, nè tantomeno aggrappandosi all'ideologia del "naturale".

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  2. Ho "letto" il tuo post, Pat, prima nel blog di Gekina... che, come sempre, travisa a suo piacimento quanto scrivono gli altri. Adesso ho letto l'originale e il commento di Marzia e vedo che il lavoro di "riscrittura" di ciò che hai detto è stato amplificato.
    Scrive Marzia che non è vero che il parto è diventato doloroso quando sono intervenuti gli uomini, ma che è vero che alcune culture hanno favorito il processo del parto e altre lo hanno ostacolato... Be', non è la stessa cosa? Ostacolando il processo del parto per esempio con posizioni scorrette (esempio che Gekina non ha riportato nel suo post, gurdaccaso)ne hanno aumentato il dolore. Lo stesso hanno fatto con le induzioni, l'ossitocina e tutte le altre manovre che interferiscono con la fisiologia del parto.

    Io continuo ad essere dell'idea che l'epidurale debba essere un diritto per tutte le donne, così come il parto naturale (davvero naturale) o il parto in casa. Con la corretta informazione e senza terrorismi.

    Una donna informata è una donna libera di scegliere. Descrivere il dolore del parto come qualcosa di insuperabile e ingestibile, dare delle bigotte o delle retrograde a tutte le donne che non scelgono l'analgesia, descrivere scenari apocalittici a chi decide di partorire in casa non vuol dire fare informazione.

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  3. Ciao a tutte, seguo lo stesso percorso di Marzia e Tiz, credo, cioè arrivo qui 'via' il blog di Paola Banovaz. Conosco Marzia e Tiz e non si sorprenderanno se mi trovo in antitesi con questo post.

    Non ho nessun dubbio sul fatto che lo 'smanettamento' accelerante in voga in troppi ospedali imponga alle donne un'accelerazione insostenibile per il corpo e la psiche.

    Tuttavia rimango basita – per non dire altro – di fronte all'esaltazione (apparentemente serissima) di un'ipotetica età dell'oro in cui si partoriva senza dolore.

    Come tutta la mistica new-age, sembra che questa esaltazione non faccia nulla di male, ma sono persuasa che invece fa danni enormi. (segue)

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  4. Cito :

    « Dal punto di vista culturale é la visione occidentale che ha diffuso l'immagine di parti dolorosi e di travagli insormontabili. La verità è che il travaglio di parto fa emergere tutte le complesse dinamiche del vissuto femminile: il parto è il risultato di tutto ciò che tu sei stata fino a quel momento, paure, gioie, dolori, aspettative... L'immagine più vera che corrisponde al travaglio come dovrebbe essere sempre vissuto è quella del film di Bertolucci "il piccolo Buddha": lei che accompagnata dal cerchio di altre donne,sola accovacciata e appesa ai rami di un albero, protetta dalle fronde, asseconda le ondate di ormoni che la attraversano con canti carnatici fino al momento orgasmico finale che é quello della nascita. »

    Forse non conosci la dea Tlazolteotl : è una dea-madre atzeca, quindi ancora più « occidentale » di noi, ma è ben difficile interpretare la smorfia di dolore con cui viene ritratta di solito, come un sorriso. Si tratta solo di cambiare codice di rappresentazione, e cambia tutto.

    Non mi capacito di una cosa : della Bibbia si dice ormai che « va interpretata », e tutti sembrano aver recepito il messaggio. (segue)

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  5. La società cristiana ci ha impiegato secoli per giungere alla conclusione che i racconti della Bibbia non sono da prendere alla lettera ma vanno interpretati : la Natività con il bue e l'asinello contiene dei significati simbolici di riappacificazione fra acerrimi nemici che basta studiare un attimo per cogliere.

    Ora io non ti conosco Trinity, ma mi viene spontaneo chiederti : ma veramente non ti viene nemmeno il dubbio che il racconto della nascita di Buddha, proprio perché descrive il venire al mondo di un essere straordinario, non sia piena di elementi appunto « stra-ordinari » fuori dal comune, che si avvicinano per straordinarietà alla verginità della Madonna ?

    Il film di Bertolucci, se ci fai caso, CONTINUA, con un bimbo appena nato che PARLA e CAMMINA e fa sbocciare fiori ad ogni passo. (segue)

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  6. Mi dirai « ma certo, è solo un modo di dire », ma purtroppo questi riferimenti alle dee madri e ai canti carnatici e compagnia stanno diventando davvero troppo frequenti. Mi chiedo come sia possibile che delle donne colte ed avvertite possano parlare con tutta serietà di ipotetiche « dee madri » a cui le donne di oggi si dovrebbero avvicinare come modello. E' lo stesso argomentare di un predicatore pentecostale americano che dice che non c'è stato il BigBan perché Dio ha creato il mondo. Ragionando per assurdo, anche Zeus ha partorito Atena dalla testa ma non mi pare il caso di assumere che per questo gli uomini dovrebbero partorire! Affermare seriamente che le donne DOVREBBERO vivere il parto come la madre di Buddha non ha più senso che dire che le donne DOVREBBERO concepire da vergini.

    Ridete ?

    Io non tanto.

    Non finisco più di leggere affermazioni del tenore « Sì l'epidurale deve essere una scelta, ma... » e dopo questo « ma » arriva tutta una serie di valutazioni svilenti e colpevolizzanti della donna che sceglie l'epidurale, come una sciagurata che pensa solo a se stessa, alle calze nuove e le unghie smaltate ed educherà male i propri figli. Penso a Silvia Vegetti Finzi ma anche tante, troppe testimonianze di donne insultate e ridicolizzate in sala parto per aver chiesto l'analgesia. A proposito di rispetto per le scelte altrui : in Italia la scelta NON c'è per 8 donne su 10.

    E' normale averla in Inghilterra, Francia, Spagna, USA. E' più facile averla a Calcutta, a Teheran, in Malasia che non in Italia.

    Da femminista, mi sento in totale dissonanza con questo « femminismo new-age » che tutto fa meno che leggere e ascoltare le testimonianze di (tante ? poche ? comunque per me troppe) donne, che dopo aver odiato il loro bambino e aver chiesto di essere uccise durante il travaglio si sono sentite anormali, fallite e sconfitte, perdendo ogni fiducia in se stesse.

    Si può discutere all'infinito sul perché o il per come, ma vorrei invitare le fortunate felici del loro parto naturale, a smettere di assolutizzare la loro esperienza e mettersi in ascolto delle « altre », quelle che tutto farebbero meno che partorire naturalmente.

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  7. Ciao 
    Grazie dei vostri commenti. Non pensavo davvero che questo post fosse così controverso e scatenasse reazioni, molto violente e irrisorie, alle quali non ho voluto dare seguito, in altri casi pacate e decise alle quali mi sembra corretto rispondere. 
    I toni accesi non mi contraddistinguono, solo forse delle convinzioni maturate a seguito di esperienze vissute in prima persona.
    L'esperienza del parto é indubbiamente dolorosa, ma da quando ho partorito e ho cominciato ad approfondire il tema ho maturato la convinzione e il desiderio di comunicare che l'idea di un parto più dolce e meno traumatico sia possibile. Pure nel rispetto delle convinzioni altrui.
    La mia immagine del parto di Buddha voleva essere una rappresentazione di un modo diverso di vedere il parto e il partorire. A me sembra che il modo più diffuso nell'immaginario comune proposto attraverso film e trasmissioni sia la donna in posizione litotomica in ospedale circondata da persone che le urlano "spinga, spinga". Donne urlanti che si contorcono dal dolore. Forse mai nessuno (al di la del singolo vissuto personale) ha mai detto a queste donne come urlare, non stringendo i denti ma aprendo la bocca. Oltre alle immagini negative e terribili non è forse giusto diffondere  immagini positive o quantomeno neutre? 
    Un bel documentario é "le premier CRI" in cui vengono raccontati i parti in diverse parti del mondo. Dal parto africano in cui la madre muore di emorragia in solitudine, al parto ospedaliero, a quello in casa, con rispetto e senza indulgere su particolari truculenti.

    L'ideologia si rischia quando ci si arrocca nelle proprie posizioni e non si accetta il dialogo. Io penso che sia necessaria la divulgazione di maggiore informazione per tutelare le donne in un momento delicato. E in questo penso siamo d'accordo. 
    Non mi piacciono i toni accesi e il terrorismo psicologico.
    Perchè prescindere dall'esperienza personale? Io ho scoperto un modo di partorire bello, lo auguro ad altre donne e desidero comunicare la mia gioia. Cosa c'è di sbagliato in questi toni?
    Riguardo alle immagini, come le parole, possono essere interpretate e io nell'immagine della dea azteca posso anche vedere del dolore, ma un dolore non patologico ma fisiologico e sano pErche finalizzato. 
    Infine ogni donna ha diritto di scegliere il modo di partorire che preferisce, ma deve informarsi, deve conoscere la fisiologia e non affidarsi ciecamente: se scegli il parto in casa devi avere le conoscenze perchè si svolga in sicurezza; se scegli l'epidurale devi sapere che sarai sdraiata, ti infileranno un catetere, e potresti avere del dolore post operatorio nella zona in cui ti inseriscono il catetere ed eventuali mal di testa; se scegli il cesareo devi sapere che trattasi di un'operazione chirurgica, che comporta dei rischi per te e per il bambino, devi sapere che tipo di taglio ti faranno ecc. Possibile che queste donne sono le stesse che non comprerebbero un capo non firmato, o che sanno tutto delle ultime finanziarie e modello di cellulare e poi non pensano allo sbrego che si troveranno per sempre sulla pancia? 
    Il momento del parto é un momento topico forse più di altri momenti della vita perchè  vita e morte, gioia e dolore in alcuni attimi si sfiorano e si sovrappongono, pet questo è importante divulgare una cultura della vita che non evochi orrore o morte o dolore eterno, ma gioia e serenità: partorire sorridendo è possibile

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    1. io sono favorevole al fatto che ciascuna può partorire come ritiene essendo informata su rischi e vantaggi compatibilmente con la salute sua e del nascituro.
      Ben venga la pluralità di immagini e racconti, io però non me la prenderei coi film.
      Ciao

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  8. Ciao Trinity

    grazie della risposta. Allora secondo me il discorso portato avanti dal tuo/vostro forum (associazione?) PartoNaturale è rispettabile ed encomiabile da un certo punto di vista, nel senso che credo che attirare l'attenzione sulla fisiologia del travaglio e sui danni degli smanettamenti per accelerare tipo induzioni inappropriate oppure flebo di non si sa bene cosa, significhi difendere il diritto alla salute non solo dell'utero ma anche della donna.

    Tuttavia non capisco perché per fare questo si debba necessariamente parlare un linguaggio new-age fatto di un ipotetico ritorno alle capacità di figure mitologiche - che non a caso sono *mitologiche * in quanto le figure mitologiche servivano ad esorcizzare la paura delle partorienti di soffrire o di morire – cosa che generalmente si verificava. Dal mio punto di vista questo significa gettare i vostri sforzi nel ridicolo e aprire la porta ai santoni del parto, che tutto fanno meno che garantire la salute.

    E soprattutto vado molto in difficoltà con frasi tipo questa:

    "Possibile che queste donne sono le stesse che non comprerebbero un capo non firmato, o che sanno tutto delle ultime finanziarie e modello di cellulare e poi non pensano allo sbrego che si troveranno per sempre sulla pancia? "

    Devi essere veneta come me per parlare di 'sbrego', vero? Comunque non è detto che tutte lo vedano il taglio come lo vedi tu. Io ci sono rimasta male per il mio tc ma oggi guardando quel taglio penso che da lì è uscita mia figlia, e la cosa mi fa una grande tenerezza. Ma soprattutto non credo affatto che chi affronta un cesareo sia una scriteriata che non pensa alla sua salute.

    Hai espresso un pesante giudizio morale di leggerezza e frivolezza (il capo firmato e il cellulare) che si apparenta bene ai tanti discorsi colpevolizzanti sulle donne che-non-sanno-più-partorire. Forse non ti piacerà sentirtelo dire ma la tua *è* violenza verbale, sissignore, violenza pura e semplice, anche se ti alteri per i toni suppostamente maleducati di Gekina.

    Tu hai scelto un vbac perché nel primo parto hai avuto un travaglio tutto sommato veloce e contenibile (ho letto i tuoi racconti), e ti sei sentita espropriata - secondo me giustamente - dal cesareo. Ma non puoi generalizzare il tuo vissuto: le storie di parto non sono tutte come la tua. Ho conosciuto donne sconvolte e segnate da travagli lunghissimi e spossanti, che hanno trovato il coraggio di avere un secondo figlio, non avendo la certezza dell'epidurale, solo imponendo praticamente la scelta del tc elettivo.

    Ora chi sei tu, Trinity, per insultarle dicendo che pensano al capo firmato e al cellulare e non alla loro salute? Forse loro stanno pensando a salvaguardare il loro equilibrio mentale e il rapporto con il figlio. Casi come questi sono più di quanti pensi e non puoi assolutizzare la tua opinione perché si tratta del loro corpo e non del tuo: forse erano agitate, non sono entrate in contatto con il loro 'io' più profondo, ma forse più banalmente avevano tessuti muscolari diversi dai tuoi, avevano il bacino più stretto del tuo, avevano il bambino messo in una posizione più dolorosa. E hanno fatto due conti fra costi e benefici: di qua il taglio e i probabili problemi, di là la mia serenità mentale.

    Per me è prioritaria la persona e la sua salute complessiva: alcuni parti che tecnicamente sono riuscitissimi segnano la persona per la vita. Ti consiglio un viaggio qui: ilmioparto.blogspot.com

    Grazie per l'ospitalità

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  9. Grazie Trinity di questa risposta, che riconduce il confronto su un terreno più prosaico e pragmatico ....!
    E' giusto e sacrosanto divulgare immagini, parole, narrazioni, che evochino scenari anche positivi, anche gioiosi.... ci mancherebbe. Purchè siano accompagnate da parole che aiutino all'ascolto reciproco, che non siano enunciazioni assolutistiche e semmai favoriscano l'immaginazione. E poi non dimentichiamo che quello che davvero fa la differenza è il contesto in cui una donna partorisce: è facile uscirne a pezzi se non sei assistita da persone sensibili, rispettose e affettuose. Purtroppo, merce rara....

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  10. Ciao Close the door, 
    Innanzitutto una puntualizzazione io sono solo un'utente, entusiasta, ma utente e frequentatrice del forum partonaturale. Il post cui fai riferimento del 21 luglio fa parte di un'iniziativa partita da un tamtam in rete per parlare di buone prassi al femminile e mi è sembrato bello raccontare ciò che delle donne hanno fatto per altre donne in tema parto e dintorni. A parte l'intervista e quel racconto tutti gli altri post in cui parlo e racconto sono a titolo personale.

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  11. Continua...
    Le mie considerazioni non vogliono presentarsi nè come verità assolute nè spero violente. Del resto sono considerazioni basate solo sull'ascolto e l'osservazione di chi mi sta intorno. Non sono né una passionaria, né una femminista convinta e il mio è solo un altro dei tanti punti di vista che si leggono in rete. Se le mie considerazioni ti sembrano violente io trovo molto più violento trovarsi costrette  a firmare per un cesareo solo perchè hanno fretta in un ospedale di liberare una sala travaglio. Trovo violento il comportamento di molti ginecologi che ti fissano il secondo o terzo cesareo con leggerezza senza illustrarti i rischi di un cesareo elettivo..
    Conosco un sacco di donne che guardano il loro bimbo e non si chiedono da dove sia uscito e non mi sembra d'avere detto che io sia stata più brava. Sai invece che io sono convinta dell'opposto? Che siano poche le donne che sanno cosa comporti un cesareo.... Perchè, e non finiró mai di ripeterlo c'è poca informazione. Non è forse vero che molte future mamme sono più prese dal tipo di passeggino e culla da acquistare che dal conoscere come funziona l'utero e cosa puó bloccare il travaglio (ad esempio le visite continue).? Qui non c'è nessun giudizio sprezzante, ma solo una desolata constatazione dell'ennesima drammatica assenza di informazione e divulgazione corretta sul tema, e di questo non si possono colpevolizzare le donne.
    Ma hai perfettamente ragione molte mamme guardano alla cicatrice in maniera positiva e sono felice per loro. Molte mamme non si fanno problemi, benissimo, ma bisogna allora  ignorare quelle che se ne fanno? 

    Pensi che il mio giudizio sulla frivolezza sia violento? Tu forse come me non leggi le interviste alle starlette della tv pomeridiana, ma forse non ti stupirai nel sapere che in queste interviste le future mamme presunte vip parlano di cesareo come se si trattasse di andare a fare l'aperitivo (anzi uno spritz), e molte persone leggono queste riviste e seguono le vicende dei loro beniamini.
    Comunque potremmo entrambe portare centinaia di esempi di casi singoli ad avvalorare il proprio punto di vista, ma non si puó entrare nel merito di ogni singola scelta di ogni singola donna hai ragione e ogni storia sta a sè, ma io penso spesso quanto potrebbe essere diverso l'approccio ad un travaglio lungo e intenso se la mente della donna in quel momento  invece dei racconti dolenti e terribili aggravati da ossitocine sintetiche (e sfido chiunque a parlare bene di parti del genere) episiotomie selvagge etc etc avesse in mente solo racconti positivi, estenuanti, lunghi ma positivi. Io penso che forse sarebbe un po' diverso. E se tutte queste donne fossero accudite e rispettate e ascoltate e incoraggiate e non abbandonate a se stesse (come succede in molte sale travaglio) forse le cose andrebbero diversamente.
     tu che sei bene informata sai meglio di me che l'accoglienza amorevole calma l'agitazione, che ogni figlio é "adatto" al bacino della madre, che qualche brava ostetrica sa operare le giuste manovre, che le posizioni scelte sono le più antalgiche naturalmente, e che poi se la mamma vuole puó ricorrere all'analgesia e in caso di serio e ponderato rischio ben venga e sia sacrosanto il cesareo (ma non il 40% con punte del 60%).
    potremmo continuare all'infinito o convenire che bisogna intensificare lo sforzo divulgativo per aiutare molte donne e future mamme a vivere con la dignità e la sacralità che si conviene un evento meraviglioso qual é la nascita.
     
    In fondo è più semplice contrapporsi, travisare le parole altrui o basarsi sugli stereotipi: se scrivi sbrego o spritz sei veneta...:-)
    E se non lo sono eppure uso questi termini? Forse sono informata e ci capiamo meglio.

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  12. Lo spritz ormai è nazionale! Ma a parte questo io sono davvero convinta che quello che conta di più è garantire la libertà di ogni donna di scegliere come suo figlio debba venire al mondo. Salvo imprevisti, ovvio. Io posso scegliere il parto naturale e finire in TC, se è indispensabile ben venga... Però trovo assurda questa cultura che si sta diffondendo sul prendere la maternità come un qualcosa che non ti deve cambiare la vita e credo che da questo nascano molti sbagli. Chi prenota il TC per paura del parto ne ha tutto il diritto, chi lo fa perché le piace poter scegliere il segno zodiacale del figlio... be' non lo commento nemmeno. E comunque, dopo che è stata informata dei rischi può fare ciò che meglio crede.
    Quello che non mi piace non è lo schierarsi da una parte, ma lo schierarsi contro una parte. Mi spiego: io sono per il parto naturale e per il parto a domicilio, ma li vedo come una libera scelta. Quando un'amica mi ha raccontato del suo primo parto finito in TC e del successivo TC elettivo non l'ho giudicata. Io credo che avrei fatto una scelta diversa dalla sua. Credo. Ma non lo so perché non sono lei e non ho vissuto le sue esperienze. Quindi non la aggredisco dandole della snaturata. Come non ridicolizzo l'amica che ha scelto un parto in peridurale... Insomma, per me la libertà è sacrosanta. E vorrei che ci fosse la stessa cosa anche da parte di chi sceglie per sè l'epidurale, o il TC: le mie due amiche non mi hanno dato della folle e o della madre snaturata perché ho partorito in casa. Siamo diverse, facciamo scelte diverse.
    Ma sembra che in rete viga invece lo scontro a tutti i costi e che per poter portare avanti le proprie battaglie per ottenere il proprio diritto si debbano demolire i diritti delle altre...

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  13. @Tiz condivido quasi tutte le cose che dici, in particolare il fatto che la cultura del "la maternità non ti deve cambiare la vita" sia fonte di molti guai. E' un discorso lungo, che si può applicare anche ad altri ambiti dell'esistenza. E' pur vero però che l'argomentazione "ognuna sia libera di fare quello che preferisce" a volte rischia di lasciare un vuoto di comunicazione. Su una cosa che dici però dissento, ovvero sul considerare il TC una delle tante scelte possibili. Per me il TC è e deve restare un intervento chirurgico di emergenza (anche elettivo, certo). Va fatto se e quando necessario..... Capisco che in una cultura in cui l'intervento chirurgico estetico è la norma, la mia convinzione è poco difendibile. Nonostante ciò, la difendo

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  14. Non conosco nessuna donna che abbia scelto un TC al primo parto per necessità di lavoro o altro - il che sarebbe un indicatore di questa mentalità per cui "la maternità non ti deve cambiare la vita". Secondo me quello che succede è che tutti ti dicono che la maternità ti cambierà la vita, ma se non hai esperienza di bimbi piccoli già prima, non sai quanto crederci finché non succede. I TC elettivi richiesti dalla donna al secondo parto sono, nella mia esperienza, eccezioni dovuti a primi parti particolarmente traumatici.
    E’ vero invece che nel blog epidurale sono arrivate testimonianze di una ginecologa (Tiz ha sicuramente presente, forse anche Marzia) dove sono le ginecologhe che per se stesse preferiscono il TC! Perché assistono alla macelleria ostetrica della sala parto. Il problema sembra fondamentalmente quello della preparazione ad assistere la donna.
    Su questo punto però non ci troveremo mai d’accordo: quante del vostro forum sono "scappate" in casa per non rifare un'esperienza traumatica in ospedale? Ecco questa mi sembra una scelta suicida perché ti puoi salvare tu personalmente ma collettivamente, lascia tutto come sta. Questa è la ragione principale per cui seguo il blog epidurale: contro la barbarie che si respira in ospedale cerca di sensibilizzare ad una cultura del rispetto della donna.
    Invece, il vostro forum PN rimane sempre ermeticamente chiuso alle "iniziate". Fuga e chiusura. Quando un giorno saranno le vostre figlie a partorire, se avranno bisogno dell'ospedale, non so come staremo sapendo di non aver fatto nulla per cambiare.
    Per capirci, per me il "modello ideale" di gestione del parto è quello raccontato da Serena Nobile in GenitoriCrescono:

    http://ilmioparto.blogspot.com/2011/02/piacere-di-conoscerti-pollicino-sono-la.html

    fisiologia fin dove è possibile, ma assoluto rispetto delle richieste della donna. Invece leggendo questo post di TrinityPat, sembra sempre di dover ricominciare tutto daccapo: l’epidurale sarebbe la consacrazione del parto medicalizzato... ma perché?

    Ripeto, il discorso di difendere il parto fisiologico è rispettabile anzi sacrosanto. Sono le vostre scelte per difenderlo, scappando dall'ospedale e boicottando l’epidurale, che mi sembrano opinabili in quanto legittimano e perpetuano la barbarie ospedaliera.

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  15. Cara Close, quando si dice tempismo !! Ho appena finito di rispondere sul blog di Gekina che è quasi una risposta a quello che dici.
    Condivido pienamente il discorso che fai sulla necessità di "fare qualcosa per cambiare le cose". Però ci tengo a dire che noi vecchie babbione che trent'anni fa ci siamo messe a partorire in casa, non siamo solo scappate per chiuderci nel nostro giardinetto dorato... tante cose negli ospedali sono cambiate (in meglio) anche grazie a noi. Ma ce n'è di strada da fare ancora....
    Quanto all'epidurale come consacrazione al parto medicalizzato... cerchiamo di non fare delle mistificazioni. E' ovvio che il parto è medicalizzato. In tanti casi è comunque assolutamente preferibile: ad esempio, nel caso in cui l'induzione con ossitocina sia davvero indispensabile (ma quante volte basterebbe ben poco per non averne alcun bisogno) credo che l'epidurale diventa secondo me vitale.

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  16. wow, qui si che c'è discussione!
    Close the door capisco quello che dici e immagino quanto debba sentirsi ferita una donna che soffre per il parto, comunque esso vada, e poi si sente trattata come una mamma di serie b perchè magari ha avuto l'epidurale.
    Io credo fermamente che per come stanno oggi le cose la migliore possibilità che abbiamo sia quella di scegliere liberamente quale parto desideriamo. Ma coltivo l'utopia di un mondo in cui il corpo femminile non sia considerato solo in base a misure, tette, culi ecc. Se esistesse un mondo in cui le donne gravide fossero considerate belle (e qui anch'io penso alle dee madri: se le rappresentavano probabilmente le consideravano belle!), in cui a 16 anni ti spiegassero che quando respiri devi gonfiare la pancia e non tirarla in dentro, in cui non ci fossero anche tutti i tabu sessuali che ancora esistono, forse più donne avrebbero fiducia nel proprio corpo e nella possibilità di partorire senza analgesia. Anch'io sono una delle fortunate del parto in acqua e anch'io, come trinity ho voglia di raccontarlo. Per essere più unite però, non per dividerci.
    Un abbraccio a tutte

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  17. Ciao a tutte. Io non so se il problema sia tanto la fiducia delle donne quanto un clima di rispetto verso la partoriente da parte degli operatori che la circondano. Da quasi due anni raccolgo racconti di parto e ne trovo molti davvero commoventi per la bellezza e la serenità, altri mi tolgono il fiato per le denunce di maltrattamenti e ancora di più per il fatto che le donne che provano a parlarne vengono generalmente zittite in quanto è tutto "normale". Dato che il dolore è normale questo sembra legittimare la disattenzione, la maleducazione, il dolore procurato e inutile. Sulle modalità di gestione del travaglio secondo me possiamo discutere all'infinito, ma se passiamo - per esempio - al post parto: è normale ricevere raschiamenti e scovolamenti senza nessuna anestesia?

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