Non solo per motivi anagrafici non sono ahimè una nativa digitale, ma penso che un altro elemento contraddistingua la mia natura di immigrato digitale: la continua e quasi ingenua capacità di entusiasmarmi e stupirmi. Quando spedii la prima mail (nel 1994) ad un mio amico negli USA rimasi sconvolta dalla sensazione di vicinanza. Nonostante il modem lentissimo e gracchiante, quella mail mi diede un'emozione quasi estatica che non dimenticherò mai. La distanza era annullata, lo spazio non esisteva più, non dovevo più attendere giorni per avere una risposta. Forse la mia sorpresa è paragonabile a quella di coloro i quali usarono il telefono per la prima volta o videro la televisione. La vicinanza, l'immediatezza, la "presenza" (parlava Steuer nel 1992 di telepresenza) sono gli aspetti salienti della rivoluzione informatica. E, da parte mia, la continua sorpresa per come ogni elemento di innovazione introdotto nella comunicazione informatica renda sempre più percettibile la vicinanza, la forza della comunicazione.
I sei gradi di separazione sono annullati, grazie a Twitter, posso interagire direttamente con Beppe Severgnini, ottenere una risposta immediata da parte sua.
Questa foto è tratta dal link su flickr dei tweet di Paolo Nespoli, grazie a lui siamo nello spazio anche noi.
Ma una nuova frontiera, almeno per me, immigrata digitale, è stata superata ieri: ho aggiunto un follow su twitter: ora seguo astro_paolo, l'astronauta italiano per ora in orbita e ho scoperto che manda aggiornamenti e foto dal cosmo. Ebbene si sono stupita, anche questa distanza è stata colmata, sono in contatto diretto con lo spazio e sono molto emozionata.
Thursday, December 30, 2010
Monday, December 27, 2010
Sei stato taggato
Ancora affezionato alla vecchia cara mail? Desueta, vecchia, è storia. Sembra che ormai l'email serva solo per ricevere pubblicità, newsletter, ma soprattutto per sapere se hai ricevuto commenti sulla tua pagina di facebook. Il social network impazza e gli auguri non si scambiano più nè via sms, nè via email. L'augurio più trendy? Il tag su una foto, un'immagine e qualcuno che ti ricorda nei suoi pensieri. Impersonale? Forse, Divertente? di sicuro, efficace? In fondo i social network, e in particolare mi riferisco a facebook valgono molto più di una telefonata, permettono di seguire i pensieri, talvolta le vicende personali, di amici (quando ovviamente si ha una ristretta cerchia di amici e non si fa un uso bulimico del mezzo) e si è loro più vicini di quanto una mail riepilogativa possa rappresentare. Far parte della vita di un amico, che non vedi da tanto, ma con cui, magari, hai condiviso dei bei momenti è remunerativo dal punto di vista sociale. il mezzo non è freddo e asettico, è la comunità di sentimenti che continua a perpetrarsi attraverso un mezzo di comunicazione. Ecco perchè il tag sulla foto non è sbrigativo o freddo, a mio parere comunica vicinanza, affetto, continuità. Quest'anno ho taggato i miei amici.
Tuesday, December 21, 2010
L'indignazione a Natale
Bene, arriva Natale, la festa del consumismo. Gli alberi di Natale veri tagliati e destinati ad un tragico destino dopo un breve mese di fulgore (quelli finti no, non farebbero girare l'economia). Il consumo di energia elettrica aumenta, vista la richiesta per le luci e le illuminazioni, per non parlare poi del traffico impazzito e quindi del conseguente uso di auto e spreco di carburante e aumento dell'inquinamento.
E poi, è risaputo, fra Natale e Capodanno si mangia, si festeggia mangiando e quindi, le mucche e le galline, immagino consapevoli, aumenteranno sicuramente il loro sforzo di produzione. Il fattore si reca dalle sue belle gallinelle e dice loro: ragazze, dai che è Natale, bisogna preparare tanti dolci e tante torte, su su, produciamo piu' uova possibili ! E voi belle mucchette spremetevi e datemi tutto il vostro latte, che ce ne serve taanto in più.
E' cosi' che funziona giusto?
Sarà forse per l'ipocrisia che vedo circolare intorno a queste feste, ma non riesco mai a smettere di pensare alle persone sole, a quelle in difficoltà e quanto, invece è sincero e realistico il Natale di solidarietà passato da quanti collaborano a servire un pasto caldo, a regalare un po' di affetto. Come scriveva questa settimana su Io Donna Maria Laura Rodota': basta indignarsi, è ora di agire.
PS ho fatto un giro su google digitando "ipocrisia a natale" e diciamo che sono in buona compagnia.
Sunday, December 19, 2010
How Santa Really Works
Dont' know exactly "How Santa Really Works"? This amazing popup book has all the possible answers together with a surprising business oriented view (Santa's departments: research and development, production, dispatch and transport !!) that are awesome. The perfect present for small curious growing up!
Friday, December 10, 2010
Italia alla deriva -le ferrovie come emblema e metafora
L'italia è un paese allo sbando ormai lo sappiamo lo sentiamo lo percepiamo in ogni angolo. Il rapporto del censis non fa che confermare il comune sentire di paese alla deriva.
Basta solo attraversare la frontiera dalla Svizzera all'Italia per rendersene conto. Lì i treni e le stazioni sono nuovi moderni e funzionali. Non ci si sente, da turisti, mai persi o alla deriva, c'è sempre un orario, un'indicazione, un biglietto combinato che ti fanno sentire accolto, benvenuto e gratificato. Appena varcato il confine con l'Italia le stazioni ferroviarie appaiono degradate e vecchie, i treni con le vecchissime motrici sembrano in stato di semi abbandono, i vagoni all'esterno rimandano l'immagine di sudicio, non se ne vede uno che non sia "taggato" da writers. A che cosa servono i continui aumenti delle tariffe se i servizi offerti sono scadenti?
La percezione rispecchia i fatti. Siamo di fatto in un paese in cui lo sviluppo si è fermato agli anni sessanta in cui, non si finirà di leggerlo o di sentirlo, i troppi interessi personali e il disprezzo del bene comune hanno lentamente e ora sempre più palesemente contribuito a decretare il declino di questa terra che potrebbe vivere di solo turismo se soltanto i localismi e la cronica mancanza di coordinamento non costituissero un ostacolo allo sviluppo.
E i politici? continuano ad accapigliarsi su questioni accademiche e non si rendono conto di quanto il paese reale sia lontano e stufo di balzelli e imposte che non trovano riscontro nei livelli di servizi erogati.
La patria: Nomen Omen
Ieri sera seguivo alla tv un dibattito, pacato, sul concetto di patria. Durante quest'anno se ne sentirà parlare parecchio per via dei festeggiamenti dei 150 anni dell'unità d'Italia. Insomma si parlava di patria come di un'idea desueta alla quale si è poco affezionati. Un concetto superato poco sentito, per motivi storici: l'Italia non è mai stata una terra unita, ma spezzettata in una miriade di signorie che hanno coltivato interessi personali e familiari. Questo è un aspetto innegabile di cui il DNA dello stivale tutto è intriso irrimediabilmente. Eppure su un aspetto bisogna convenire: da Marsala a Trieste la lingua parlata, con declinazioni più o meno dialettali, è l'italiano. Puó una lingua rappresentare il punto di partenza o di arrivo dell'unità di un popolo? Ma soprattutto mi sono soffermata a riflettere sulla parola patria. Questa parola etimologicamente ricorda il padre, quindi la potestà, un'autorità che controlla dall'alto e che non sempre, per questo, puó risultare gradita. L'equivalente di patria in inglese è homeland cioè la terra della casa e chi non considera la propria casa un luogo sacro che da protezione e che a sua volta è da proteggere. Ecco come a volta le parole possono determinare il destino di una nazione.
Wednesday, December 1, 2010
Dario Fo e l'elenco Machiavello a Vieni Via Con Me 29/11/2010
Ogni commento credo sia superfluo. E' una pietra miliare.
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