Tuesday, April 12, 2011
Una prospettiva sulla scuola di oggi vista da ieri e da dentro
Oggi giornata dedicata ai post sulla scuola italiana.
Innanzitutto scuola pubblica, in primis. Ben vengano le scuole private, ma finanziate non coi soldi pubblici, ma con quelli dei privati. I soldi pubblici devono servire per sostenere la scuola pubblica, ma purtroppo quanto accade in questi anni rappresenta una controtendenza. E dire che mio figlio frequenta una scuola dell'infanzia privata, non per scelta mia, ma perchè la pubblica più vicina, quella in cui lui andrà a tempo debito aveva la scuola dell'infanzia presso la succursale e non era attrezzata per accogliere un bimbo di 2 anni
(quindi privata "obbligatoria" per mancanza di offerta da parte della scuola pubblica)
Devo dire che in un modo o nell'altro ho sempre avuto un odio profondo per la scuola, in quanto istituzione. Quindi se, a pelle, la sensazione è questa vediamo quali sono le origini.
Quando ho frequentato il liceo me la cavavo discretamente, ma ricordo che i docenti si avvicendavano frequentemente e non tutti erano "appassionati" o "competenti". Iniziare ogni volta con un metodo nuovo era difficile
(Quindi alta precarietà dei docenti)
La nostra era una scuola periferica e arrivavano da noi i docenti con minor punteggio o quelli destinati ad andare via presto. Ricordo molti docenti appassionati e non ricordo affatto i contenuti, ma la passione, la visione del mondo che ci trasmettevano, la voglia di coinvolgerci in un pensiero attivo: e questo, si mi appassionava.
(quindi la professionalità di pochi)
D'altra parte ho realizzato con gli anni, e con orrore che: non ho mai frequentato un laboratorio di chimica, nè fatto un esperimento di fisica. Come può uno studente appassionarsi a materie che richiedono il lavoro sul campo se deve solo studiare sui libri?
(Quindi infrastrutture carenti)
Un altro elemento è la differenza nord sud, inutile negarla: c'è esiste ed è palpabile. Giavazzi scriveva sul Corriere qualche anno fa che un 7 al sud poteva corrispondere ad un 4 al nord. Eccessivo buonismo al Sud? forse. Non ho ritenuto l'articolo eccessivamente provocatorio, ma realistico. Quando mi capitava in adolescenza di confrontarmi con ragazzi che venivano da Milano o dal nord, pur non sentendomi una schiappa (ero abbastanza sveglia), non potevo non constatare che "loro" avevano una marcia in più. Se la scuola avesse concorso ad ampliare la loro visione della vita, beh, forse è una riflessione da prendere in considerazione
(Quindi minore disequilibrio tra nord e sud)
Infine quando ero a scuola e studiavo i limiti, le derivate e le funzioni ero animata da una grande curiosità, mi chiedevo e chiedevo: "a cosa servono"? Ecco in verità non ho mai trovato un insegnante che mi facesse intravedere i mondi meravigliosi delle applicazioni concrete dello studio della matematica, che, forse, all'epoca, mi avrebbero indirizzata verso studi scientifici. E' come se l'apprendimento di una disciplina fosse scollato e separato dal resto del mondo. E' indubbio che un approccio del genere non fa che allontanare gli studenti dalla voglia di studiare e di imparare.
(Quindi mancanza di visione d'insieme e distanza dalla realtà)
Oggi guardo la scuola dall'interno e vivo l'insegnamento come un vero e proprio dramma. Seppur motivata da un'etica calviniana, per cui porto avanti il mio compito nel migliore dei modi possibili eppure:
Così come chiesi, a mia volta, ad un insegnante il perchè dello studio delle funzioni, tempo fa uno studente mi chiese perchè studiare la letteratura: confesso in primis di essermi sentita spiazzata. In effetti ho cercato di dargli una risposta, della quale non ero neanche io troppo convinta. Ma alla base del mio lavoro metto sempre la voglia di suscitare la curiosità. Nonostante tutti i vincoli che le programmazioni impongono, il compilare cartacce e parlare di obiettivi, competenze etc. etc. (sarà ma io sono pragmatica, non parole ma fatti), cerco sempre di suscitare curiosità, di fare volare alto il pensiero, di stimolare i ragazzi a trovare connessioni sempre e comunque con il mondo reale. Certo la qualità dell'insegnamento è stimolata e migliorata in ambienti in cui gli studenti rispondono (vedi i licei). E' più critico il contesto di scuole in cui i ragazzi provengono da famiglie "deboli", ad esempio le scuole professionali. Beh lì la mia competenza e pazienza è messa a durissima prova, lì non conta conoscere, nel mio caso la lingua, ma bisogna industriarsi con migliaia di strategie collaterali solo per suscitare l'interesse di base.
(quindi al docente sono demandate non solo le competenze della disciplina che insegna, ma anche umane, sociali, psicologiche, strategiche e non sempre l'università forma a queste ultime)
Un altro aspetto che mi sta molto a cuore: scuola e tecnologia (non internet). Anche in questo caso c'è uno scollamento fra la realtà e la scuola. Gli studenti sono molto più "tecnologici" dei docenti con i quali sembra abbiano da spartire ben poco. Causa scarsi fondi, poca conoscenza dell'open source, poca predisposizione ad investire in tecnologia, in molte scuole il massimo della dotazione tecnologica è rappresentata da costosissimi e poco utilizzati laboratori linguistici, difficili da usare, con programmi non sempre aggiornati e con la possibilità di accedere in rete bloccata, causa scarsa fiducia nei confronti dell'utenza. E se improvvisamente "sbocciasse" il wifi e fosse permesso anche l'uso degli smartphone per le lezioni e non si spendessero fondi in inutili corsi di formazione e costosissime LIM, ma si desse libero sfogo all'uso condiviso e diffuso della rete... certo per questo i docenti in primis dovrebbero cogliere le infinite possibilità offerte dalla rete e non vederla come ostile e infido strumento, luogo di perdizione. In questo caso formazione dei docenti e responsabilizzazione dovrebbero essere le parole chiave.
(quindi scarsa attitudine tecnologica)
Aspetti architettonici: per me non sono trascurabili: le strutture scolastiche sono fatiscenti, cadenti, pericolose, brutte. Certo se si investissero i soldi che vengono devoluti in maniera caritatevole alle private per rendere vivibili e fruibili le nostre scuole, più verdi, più colorate, magari verrebbe anche più voglia di starci dentro.
(quindi carenze architettonico-strutturali)
Infine, last but not least, l'aspetto motivazionale e remunerativo. A dispetto dei molti che in maniera spicciola liquidano il lavoro degli insegnanti come "troppo retribuito a fronte del tempo libero e delle vacanze" beh è indubbio che il tempo ha un valore economico, ma il mio lavoro non si conclude con le ore a scuola, devo correggere i compiti, preparare le lezioni, se sono un insegnante coscienzioso, leggere, informarmi e anche aggiornarmi (e si sa che l'aggiornamento ha dei costi, l'azienda magari paga l'aggiornamento, la scuola no). Se non ho il tempo per coltivare la disciplina, leggere, informarmi, acquistare libri, giornali, come potrò essere un insegnante all'altezza dei tempi? Io sarei per allungare l'orario di permanenza a scuola. In che senso: spesso io preferirei avere uno spazio per me a scuola e "finire" il lavoro lì, piuttosto che essere interrotta a casa migliaia di volte dai miei figli. Datemi uno spazio di lavoro e i compiti, la preparazione, lo studio li continuo a scuola e guarda come improvvisamente i tempi di permanenza nella scuola sarebbero analoghi a quelli di un ufficio.
Non intervengo sul tema della meritocrazia, se non per dire che la direzione verso la quale spinge la riforma a mio avviso non è la migliore, ma siccome non ho riflettuto su eventuali alternative mi fermo qui.
(quindi difficoltà ad aggiornarsi a fronte di motivazione e remunerazione).
Questa è una riflessione molto "di pancia", speriamo che una giornata come quella di oggi, come le tante altre e le manifestazioni possano risvegliare l'interesse dei burocrati troppo alle prese con interessi locali e privi di una visione lungimirante e ampia. L'educazione (education) e gli aspetti relativi all'istruzione sono temi troppo sensibili per la crescita di un paese perchè vengano relegati solo ad alcuni temi rimandati ossessivamente dai media.
Good luck belove/behated school.
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