Come trovare un compagnetto al quattrenne?
Insomma, sembra davvero un'ardua impresa. Puntata la madre all'asilo e saggiata l'affinità si propone l'uscita al parco, uscita che regolarmente si trasforma in un incubo.
Partiamo: passeggino, monopattino, borsa con acqua e cibarie buone a sfamare un esercito, la palla al seguito. Insomma il passeggino sembra più uno di quei carrelli che i senza tetto portano con se. Durante la strada cominciano le richieste: "mamma ho sete", di solito la richiesta avviene mentre si attraversa un'arteria pericolosa e insistentemente il quattrenne pretende che la richiesta sia evasa allo schiocco delle dita (Mary Poppins docet) "ok". Ci fermiamo e ci dissetiamo. Si riparte. "Mamma ho fame".
Cominciano le trattative: "hai già fatto merenda, non possiamo fermarci, ci aspetta il compagnetto" "ma io ho fame", "non hai fame, sei annoiato, andiamo".
E per strada le litanie: "non ti appendere al passeggino", "non urlare che svegli il fratellino", " non camminare con il monopattino davanti al passeggino che intralci la strada"
Nonostante il frastuono del traffico il quattrenne punta tutto e ogni singola foglia diventa argomento di conversazione (bene è curioso)
"Mamma, guarda" (sosta)
"che c'è, tesoro?" (diciamo che si capisce da quanto tempo la mamma è uscita da casa dal tono che sottolinea il "tesoro", se è stizzito è uscita da almeno 20 minuti e non riesce ad arrivare al parco!) "guarda, la palma è morta"
"si, è morta"
"e si è fatta male?"
"no, non ha sofferto"
" e perchè è morta?"
"per via del punteruolo rosso"
"del ?poppatoio? rosso?"
"nooo, p-u-n-t-e-r-u-o-l-o è un insetto"
" e che insetto è"
"poi te lo dico, andiamo, insomma è un insetto che mangia le piante"
" e perchè-e?"
Finalmente arriviamo, e tu, ingenuamente pensi di potere avere una conversazione adulta e invece NO. I bimbi litigano, i bimbi piangono, i bimbi si arrabbiano. E certe volte devi intervenire, certe altre devi lasciar correre, ma se la mamma che hai prescelto è un'ansiosa interventista è la fine.
Non so come mi sono trovata due pomeriggi di fila con madri deliziose, ma un pochino ansiose e con rispettivi figli: il prepotente viziato e isterico (la sua palla fa schifo, non voglio giocare con lui, voglio andare alle giostre, non voglio andare a casa), e l'introverso piagnone (dai vai a giocare, non startene sulla panchina....voglio andare alle giostre, non voglio andare sul monopattino, uahhhh voglio la mamma - la mamma è appiccicata-).
Beh il vantaggio di ciò è che tuo figlio, che fino a quell'istante avresti voluto strozzare improvvisamente assurge al rango di figlio-quasi-perfetto: non piange, gioca e ride, cerca di coinvolgere gli altri, non fa richieste di giostrine, accetta con spirito i no della mamma.
Che tesoro....
Ah, e .. il contenuto del passeggino? Si.... me ne ero quasi dimenticata, quell'angioletto che dorme che quasi me ne dimentico. Siii, lui aprirà gli occhi e la bocca nell'attimo in cui sarà varcata la soglia di casa. Nguè, nguè nguè. E dopo aver tirato un respiro di sollievo.... beh, io risalgo sulla giostra.
Tuesday, June 21, 2011
Monday, June 20, 2011
Motivational Speeches: Steve Jobs, Randy Pausch
Motivational speeches given by two extraordinary Americans who have really achieved the American dream and remind us of how never giving up our dreams!
Steve Jobs: Be hungry, be foolish
Randy Pausch: Achieving your childhood dreams
Steve Jobs: Be hungry, be foolish
Randy Pausch: Achieving your childhood dreams
Friday, June 17, 2011
Se lo ami legalo
In breve vi posso raccontare questa storia, perchè la cintura ci ha salvati.
Il ricordo mi fa venire ancora i brividi. Era il giorno del mio compleanno. Tornavamo io, mio marito e la pulce di 18 mesi da un pranzo felice.
Avevo deciso di guidare io perchè il ragazzo in macchina voleva sempre attaccarsi e invece se papà si sedeva dietro lui stava tranquillo nel seggiolino.
Di rientro su una strada di collina un'improvvisa pioggia rende la strada sdrucciolevolissima. Una curva, presa forte a velocità troppo alta e improvvisamente perdo i comandi della macchina, non la controllo più, la macchina sbatte a destra su un terrapieno e prende l'abbrivio per ribaltarsi, non ricordo quante volte, e si gira su se stessa. Dopo interminabili secondi di panico e lucidità - ci sei, ma non puoi controllare quello che ti sta succedendo - si ferma tutto.
A testa in giù. Riesco a uscire contorcendomi dal finestrino, senza scarpe. Il marito dietro è scioccato. Il bambino? E' appeso a testa in giù sano e salvo nel suo seggiolino. Lo stacco immediatamente e lo stringo forte.
Tutti e tre sani e salvi, senza un solo graffio. Macchina da buttare
Un miracolo, grazie a chi ci ha miracolati.
MAI SENZA CINTURE E SEGGIOLINI
Il ricordo mi fa venire ancora i brividi. Era il giorno del mio compleanno. Tornavamo io, mio marito e la pulce di 18 mesi da un pranzo felice.
Avevo deciso di guidare io perchè il ragazzo in macchina voleva sempre attaccarsi e invece se papà si sedeva dietro lui stava tranquillo nel seggiolino.
Di rientro su una strada di collina un'improvvisa pioggia rende la strada sdrucciolevolissima. Una curva, presa forte a velocità troppo alta e improvvisamente perdo i comandi della macchina, non la controllo più, la macchina sbatte a destra su un terrapieno e prende l'abbrivio per ribaltarsi, non ricordo quante volte, e si gira su se stessa. Dopo interminabili secondi di panico e lucidità - ci sei, ma non puoi controllare quello che ti sta succedendo - si ferma tutto.
A testa in giù. Riesco a uscire contorcendomi dal finestrino, senza scarpe. Il marito dietro è scioccato. Il bambino? E' appeso a testa in giù sano e salvo nel suo seggiolino. Lo stacco immediatamente e lo stringo forte.
Tutti e tre sani e salvi, senza un solo graffio. Macchina da buttare
Un miracolo, grazie a chi ci ha miracolati.
MAI SENZA CINTURE E SEGGIOLINI
Saturday, June 11, 2011
Riflessioni sul partorire, su vbac e percorsi personali
Il racconto del percorso che mi ha portato dal cesareo al vbac lo trovate qui, ma entrambi i racconti più dettagliati di entrambi i parti li trovate qui, si tratta del forum/sito di parto naturale, perché è lì davvero che ho trovato le risorse più importanti per il mio percorso: il sostegno di persone che la pensavano come me, gli indirizzi giusti cui rivolgermi.
Non so se si sia trattato di fortuna, ma visto che homo faber fortunae suae, penso di avere conseguito il risultato del vbac, grazie a una buona dose di fortuna e intraprendenza. Sapevo solo di essere motivata dal TERRORE di un altro cesareo e sapevo che un altro cesareo mi avrebbero fatto se fossi stata manipolata ad hoc in una sede ospedaliera in cui i “protocolli” non prevedono che si rispetti il sentire della donna. Che io abbia fatto un VBAC in acqua è stato solo un caso, ma un caso che avevo concordato e calcolato: in quel momento mi sentivo di entrare in vasca, ero in un ospedale pubblico, ma seguita da un’ostetrica accorta e competente (di grande esperienza e rispettata da tutti) alla quale io avevo chiesto tutto ciò che desideravo e che ritenevo fosse meglio per me, per come io sentivo che dovessi partorire: silenzio, luci soffuse, niente visite, la mia musica, e nessuno intorno (c’erano dentro mio marito, l’ostetrica meravigliosa e un’allieva ginecologa), libera di muovermi come volevo, senza monitoraggi. Sono stata fortunata, e un po’ la fortuna l’ho aiutata io.
Premetto di non avere nessuna competenza ostetrica, ma solo l’informazione che ho maturato da letture per “difendermi” da chi mi avrebbe sicuramente ricesarizzata, ma non per il gusto sadico di farlo, ma perché solo io so come funziono (travaglio in piedi, niente visite etc.) e nel momento più intenso del travaglio doversi opporre continuamente diventa faticoso e qualcosa rischia di bloccarsi.
Fra le letture più importanti mi sento di segnalare La gioia del parto di Ina May Gaskin, che per me ha rappresentato una vera e propria bibbia. Qui alcune letture che hanno accompagnato il mio percorso del primo parto e poi del secondo.
Lo spauracchio più grande che sventolano in faccia a chi chiede un VBAC è la rottura dell’utero. Un evento abbastanza raro, viste le statistiche e i racconti di altri vbac e poi, come giustamente segnalato da un vostro articolo, l’utero non è un palloncino che scoppia all’improvviso, ma i segnali di rottura sono evidenti ad un occhio esperto e allenato.
Ed ecco l’altra criticità a mio vedere: l’occhio esperto e allenato. Chi ha preso in mano l’affaire nascita sono i ginecologi (lasciamo perdere il fatto che, ma questo è un mio parere personale, non capisco come degli uomini che hanno studiato possano capire che cosa si provi davvero durante un parto), ma a mio avviso le figure preposte sono le ostetriche. Per me la figura dell’ostetrica è quella magica di una donna che, con le sue competenze e conoscenze, assiste amorevolmente con discrezione, osservando ogni minimo segnale, senza nessuna invadenza, infondendo nella donna la giusta dose di rassicurazione e di fiducia nei momenti più delicati (transizionali) del parto, intervenendo solo quando è il momento. Il mio punto di vista è che molte donne pensano che siano altri a doverle fare partorire, io ho maturato la convinzione che il travaglio sia tale solo perché è un momento di confronto fortissimo con la propria persona, con l’essere se stesse, ecco perché ogni travaglio è una storia a sé, con infinite sfumature - dicevo che ogni donna è un mondo a sè pretendere che tutte funzionino allo stesso modo (ossitocina, epidurale, episiotomia, posizione litotomica) è come appiattire l'arcobaleno su tutte le sfumature del bianco –
Il punto è che molte donne oggi hanno avocato quello che dovrebbe essere un loro percorso ad altri. Pensa un po’ come in pochissimi anni (circa 40 o forse meno) siamo state riprogrammate e ormai è diventato normale pensare di partorire in ospedale e anormale pensare di partorire in casa. Perché? E’ più sicuro forse l’ospedale? Ma quanti sono i veri parti a rischio? Beh, i ginecologi sono importanti nel caso di vere e proprie patologie, preeclampsia, placenta previa ed altre, ma in caso di gravidanze fisiologiche, perché non pensare che l’ambiente casalingo sia il migliore in assoluto? Perché farsi bucare e iniettare liquidi, perché aspettare che qualcun altro dica di spingere, perché non imparare ad ascoltare il proprio corpo fino in fondo? Come non capire che tanta invadenza (visite continue) e la promessa di assenza di dolori (epidurale) crea un mito del parto indolore che però non spiega delle complicanze alle quali si va incontro e che un tipo di parto seppur vaginale priva di tante altre gioie.
In tutto questo si dimentica che per il bambino una nascita dolce è il modo meno traumatico di venire al mondo (di più lo è essere estratto a forza e catapultato nel mondo esterno) e perchè clampare immediatamente il cordone e non aspettare che questo smetta di pulsare, il sangue contenuto nel cordone arricchisce il bambino, gli appartiene, lo aiuta a superare il calo del ferro nel terzo mese, e non apriamo il capitolo placenta, un organo meraviglioso (ve l'hanno mai fatto vedere dopo un parto?) un pezzo di vita emozionante da vedere... e forse vale la pena conservare.
Non vorrei che il mio discorso fosse travisato, non mi dilungo ulteriormente perché sembra più una filippica. Ma insomma avrei da parlare per ore è solo che tutte queste riflessioni le ho maturate durante la preparazione del mio secondo parto e dopo il mio secondo parto naturale dopo il cesareo. Capisco che certi discorsi sono difficili da comprendere perché dietro c’è un percorso di maturazione e di riflessione che è passato attraverso informazione, letture e sofferenza (si anche quella). Se c’è la volontà si trova la strada. Aggiungo solo che è importante e doveroso che le ostetriche ospedaliere comincino a conquistare loro per prime gli spazi di rispetto che meritano le donne partorienti. Che le diatribe su chi lavori di più e meglio rubano energia al vero obiettivo comune: garantire nascite “dolorose” ma dignitose, davvero naturali.
PS mi scuso di tutti i link, ma visto che avevo già scritto in merito era un modo per “ottimizzare”
Libri per la gravidanza e i primi anni del bebè
Un giorno un amico mi disse: se leggi dimentichi, se scrivi ricordi, se fai impari.
Ma la prima fonte è e resta sempre e comunque la lettura. Tuttavia mi sento di modificare l'aforisma precisando che se fai, e poi rileggi, capisci molte cose che prima avevi tralasciato.
in effetti per la prima gravidanza ho cercato di informarmi con parecchio entusiasmo e ho concentrato parecchie energie sulla respirazione (a dire il vero anche sugli acquisti.....). Col senno di poi avrei dovuto anche preoccuparmi delle pratiche ospedaliere. Purtroppo ho dovuto sperimentare tanta invasività sulla mia pelle per arrivare attraverso un percorso più accidentato ad un evento meraviglioso e naturale quale la nascita è e dovrebbe essere.
Per il primo parto ho letto:
"Avere un bambino "di Carlo Flamigni
un libro tecnico interessante, che sposa il punto di vista di un famoso ginecologo e spiega molto della fisiologia del parto..
Pensavo di avere concluso con la necessità di saperne di più su ciò che mi sarebbe accaduto e quindi ho poi acquistato altri titoli per la nascita del bambino:
Informativo/divulgativi (letture amene, non indispensabili)
"Il bambino dalla nascita ai 6 anni"di Penelope Leach
"Bimbo Bio da 0 a 10 anni per difenderlo" di Apuzzo e Carnazzi
"Il bebè manuale d'istruzione" (regalo di un nostro amico... divertente e sdrammatizzante).
Libri da tenere in considerazione e consultare in caso di necessità
"Il mondo del bambino salute, sicurezza, prodotti per l'infanzia" editore Altroconsumo
utile e schematico, non informa sul rischio di deriva consumistica che l'acquisto di troppi accessori inutili comporta
"Puericultura" Le Garzantine (un buon punto di riferimento per molti dubbi)
"Il linguaggio segreto del neonato" di Tracy Hogg
da prendere con le pinze, aiuta nei momenti iniziali di difficoltà, leggere e poi fare di testa propria!
Titoli da ritenere indispensabili:
"L'arte dell'allattamento materno" pubblicato da Leche League
indispensabile per le posizioni di attacco al seno, svezzamento e altro
"Bambini e troppe medicine" De Luca
propone rimedi naturali in caso delle più banali e comuni influenze tossi e febbri, spiega molto delle malattie dei bimbi e di come non farsi venire troppa ansia
I libri da non comprare assolutamente:
"Fate la nanna" di Estivill
mi pento profondamente di averlo regalato ad un'amica. Propone il metodo più barbaro per il sonno dei bambini: l'abbandono. Se avete il fegato di lasciare piangere in un letto al buio e da solo un bambino piccolino, si addormenterà, certo, per sfinimento, sperimentando dolore e abbandono.
Per la seconda gravidanza, da precesarizzata impaurita ho scelto letture più mirate:
La Bibbia del parto naturale
"La gioia del parto " di Ina May Gaskin
libro assolutmanete indispensabile, spiega le pratiche ospedaliere, racconta i parti naturali, riconcilia con la natura e con l'essenza del parto naturale
"Partorire senza paura" di Elisabetta Malvagna
Un mantra che incoraggia alla cultura del parto
"1001 no al parto cesareo" di Massimo Pietrangeli
Un libro molto arrabbiato e urlato di un medico consapevole e sconcertato dalla medicalizzazione selvaggia. Riorganizzato meglio potrebbe essere molto più utile. Ma in ogni caso divulgativo, informativo, appassionato.
Infine per il post- nascita:
"Io mi svezzo da solo" di Lucio Piermarini
perchè se allatto non ho bisogno di inserire precocemente pappe e pappine e lascio fare a madre natura e al mio piccolino. Inoltre non ho mai utilizzato omogeneizzati e un sano buon senso aiuta sempre
"Bambini troppo vaccinati" di Eugenio Serravalle
un libro appassionato di un pediatra illuminato, informa e invita a porsi delle domande
"Le vaccinazioni pediatriche" di Roberto Gava
un tomo scientifico che è vissuto in maniera controversa, ha estimatori e detrattori, aggiunge sicuramente conoscenza alle nulle informazioni che ci forniscono nei famigerati "consensi informati"
eh si, perchè questo delle vaccinazioni è un altro capitolo delicatissimo, un altro mondo che si spalanca e su cui è doveroso riflettere ed informarsi per potere fare scelte consapevoli che riguardano la salute privata dei propri figli e forse anche quella pubblica.
Li ho scoperti solo adesso ed è per questo che vorrei colmare il gap:
"Dopo un cesareo" di Ivana Arena
"Bebè a costo zero" di Giorgia Cozza
"Portare i bambini" di Grazia de Fiore
perchè quello del portare è un capitolo a parte e secondo me completa anche il percorso della nascita naturale, insieme all'allattamento. Perchè portare un cucciolo è anche infondergli calore, sicurezza, contatto, e i nostri cuccioli, piccoli esseri magici smarriti in questo mondo aggressivo e rumoroso possono provare a crescere più sereni.
Ma la prima fonte è e resta sempre e comunque la lettura. Tuttavia mi sento di modificare l'aforisma precisando che se fai, e poi rileggi, capisci molte cose che prima avevi tralasciato.
in effetti per la prima gravidanza ho cercato di informarmi con parecchio entusiasmo e ho concentrato parecchie energie sulla respirazione (a dire il vero anche sugli acquisti.....). Col senno di poi avrei dovuto anche preoccuparmi delle pratiche ospedaliere. Purtroppo ho dovuto sperimentare tanta invasività sulla mia pelle per arrivare attraverso un percorso più accidentato ad un evento meraviglioso e naturale quale la nascita è e dovrebbe essere.
Per il primo parto ho letto:
"Avere un bambino "di Carlo Flamigni
un libro tecnico interessante, che sposa il punto di vista di un famoso ginecologo e spiega molto della fisiologia del parto..
Pensavo di avere concluso con la necessità di saperne di più su ciò che mi sarebbe accaduto e quindi ho poi acquistato altri titoli per la nascita del bambino:
Informativo/divulgativi (letture amene, non indispensabili)
"Il bambino da zero a tre anni" di Berry e Brazelton
"Il bambino dalla nascita ai 6 anni"di Penelope Leach
"Bimbo Bio da 0 a 10 anni per difenderlo" di Apuzzo e Carnazzi
"Il bebè manuale d'istruzione" (regalo di un nostro amico... divertente e sdrammatizzante).
Libri da tenere in considerazione e consultare in caso di necessità
"Il mondo del bambino salute, sicurezza, prodotti per l'infanzia" editore Altroconsumo
utile e schematico, non informa sul rischio di deriva consumistica che l'acquisto di troppi accessori inutili comporta
"Puericultura" Le Garzantine (un buon punto di riferimento per molti dubbi)
"Il linguaggio segreto del neonato" di Tracy Hogg
da prendere con le pinze, aiuta nei momenti iniziali di difficoltà, leggere e poi fare di testa propria!
Titoli da ritenere indispensabili:
"L'arte dell'allattamento materno" pubblicato da Leche League
indispensabile per le posizioni di attacco al seno, svezzamento e altro
"Bambini e troppe medicine" De Luca
propone rimedi naturali in caso delle più banali e comuni influenze tossi e febbri, spiega molto delle malattie dei bimbi e di come non farsi venire troppa ansia
I libri da non comprare assolutamente:
"Fate la nanna" di Estivill
mi pento profondamente di averlo regalato ad un'amica. Propone il metodo più barbaro per il sonno dei bambini: l'abbandono. Se avete il fegato di lasciare piangere in un letto al buio e da solo un bambino piccolino, si addormenterà, certo, per sfinimento, sperimentando dolore e abbandono.
Per la seconda gravidanza, da precesarizzata impaurita ho scelto letture più mirate:
La Bibbia del parto naturale
"La gioia del parto " di Ina May Gaskin
libro assolutmanete indispensabile, spiega le pratiche ospedaliere, racconta i parti naturali, riconcilia con la natura e con l'essenza del parto naturale
"Partorire senza paura" di Elisabetta Malvagna
Un mantra che incoraggia alla cultura del parto
"1001 no al parto cesareo" di Massimo Pietrangeli
Un libro molto arrabbiato e urlato di un medico consapevole e sconcertato dalla medicalizzazione selvaggia. Riorganizzato meglio potrebbe essere molto più utile. Ma in ogni caso divulgativo, informativo, appassionato.
Infine per il post- nascita:
"Io mi svezzo da solo" di Lucio Piermarini
perchè se allatto non ho bisogno di inserire precocemente pappe e pappine e lascio fare a madre natura e al mio piccolino. Inoltre non ho mai utilizzato omogeneizzati e un sano buon senso aiuta sempre
"Bambini troppo vaccinati" di Eugenio Serravalle
un libro appassionato di un pediatra illuminato, informa e invita a porsi delle domande
"Le vaccinazioni pediatriche" di Roberto Gava
un tomo scientifico che è vissuto in maniera controversa, ha estimatori e detrattori, aggiunge sicuramente conoscenza alle nulle informazioni che ci forniscono nei famigerati "consensi informati"
eh si, perchè questo delle vaccinazioni è un altro capitolo delicatissimo, un altro mondo che si spalanca e su cui è doveroso riflettere ed informarsi per potere fare scelte consapevoli che riguardano la salute privata dei propri figli e forse anche quella pubblica.
Li ho scoperti solo adesso ed è per questo che vorrei colmare il gap:
"Dopo un cesareo" di Ivana Arena
"Bebè a costo zero" di Giorgia Cozza
"Portare i bambini" di Grazia de Fiore
perchè quello del portare è un capitolo a parte e secondo me completa anche il percorso della nascita naturale, insieme all'allattamento. Perchè portare un cucciolo è anche infondergli calore, sicurezza, contatto, e i nostri cuccioli, piccoli esseri magici smarriti in questo mondo aggressivo e rumoroso possono provare a crescere più sereni.
Wednesday, June 8, 2011
Preferisco i blog mammosi a quelli gossippari
In random per la rete. Con il ragazzo di tre mesi rigorosamente addormentato addosso se no si sveglia, gironzolo per siti.
Una notizia gossippara mi agguanta e mi lascio trascinare nei meandri: insomma due inutili figuri si scazzottano ad una festa di compleanno. E cchi se ne, penso, eppure ci sono caduta, sono stata irretita, vado al blog di riferimento dal quale la notizia sarebbe propagata, come un sasso nell'acqua. La tizia in questione è tale Selvaggia Lucarelli che a quanto pare è una vip, l'avevo vista ad una trasmissione con Daria Bignardi, come commentatrice...beh la ragazza ha un discreto senso dell'umorismo, il giusto distacco, e una dose di autoironia che non la rende immediatamente invisa. Sono quasi tentata dall'iscrivermi alla sua newsletter.. il mio istinto frena, e torno ai miei cari blog: mamme, mammine, donne in gamba nella loro quotidianità, ricette e ricettari vari, torte di zucchero. Tutti blog frutto di incredibile forza d'animo, volontà, creatività e amore per la vita e per il cibo che sprizza da tutti i pori. Mi sa che prima o poi faccio un bel censimento di tutti i siti di mamme che mi sono passati sotto agli occhi e al naso
Una notizia gossippara mi agguanta e mi lascio trascinare nei meandri: insomma due inutili figuri si scazzottano ad una festa di compleanno. E cchi se ne, penso, eppure ci sono caduta, sono stata irretita, vado al blog di riferimento dal quale la notizia sarebbe propagata, come un sasso nell'acqua. La tizia in questione è tale Selvaggia Lucarelli che a quanto pare è una vip, l'avevo vista ad una trasmissione con Daria Bignardi, come commentatrice...beh la ragazza ha un discreto senso dell'umorismo, il giusto distacco, e una dose di autoironia che non la rende immediatamente invisa. Sono quasi tentata dall'iscrivermi alla sua newsletter.. il mio istinto frena, e torno ai miei cari blog: mamme, mammine, donne in gamba nella loro quotidianità, ricette e ricettari vari, torte di zucchero. Tutti blog frutto di incredibile forza d'animo, volontà, creatività e amore per la vita e per il cibo che sprizza da tutti i pori. Mi sa che prima o poi faccio un bel censimento di tutti i siti di mamme che mi sono passati sotto agli occhi e al naso
Tuesday, June 7, 2011
Io allatto alla luce del sole!!
Allora io mi inserisco da sola nella categoria delle tettalebane (termine coniato da Wonder ) dell’allattamento, ma rispetto le posizioni altrui. Io parto da un presupposto: siamo state raggirate e a me non piace essere presa per i fondelli, anzi ‘sta cosa mi fa proprio girare le balle!! E quindi faccio esattamente il contrario di quanto non vogliano farmi credere e magari, comincio a ragionare con la mia testa!!!!
Punto 1:
discorsi di mamme che si sentono in giro: “non ho latte, mi è andato via, diventa acqua dopo un po’, il bimbo non cresceva e così il dottore mi ha detto di dargli l’aggiunta”
aARGH, ma sante donne, Dio ci ha donato un cervello per utilizzarlo, non per annacquarselo. La fisiologia del nostro corpo è perfetta, il nostro corpo è perfetto, programmato per sopperire alle necessità dei nostri cuccioli (mai visto dare l’aggiunta da una mucca ai suoi vitelli o chiacchierare con un’altra mamma mucca di quanto sia poco nutriente il proprio latte!!!!!).
Ma ci rendiamo conto di come siamo state nel giro di 50 anni “neuro riprogrammate” dalle multinazionali ? ! (pediatri complici): ci hanno fatto credere d’essere inadeguate ad allattare e che il nostro latte non fosse nutriente, che fossimo inadeguate, che dovessimo avere bisogno di protesi, mentre da secoli (DA MILIONI DI ANNI) i mammiferi allattano e le specie non si sono ancora estinte per mancanza di latte!!!
Il latte non va via, se ce n’è poco è perché l’attacco è sbagliato. Il latte non diventa acqua: la sua composizione cambia nell’arco della giornata e poi nei mesi successivi per garantire al bimbo il nutrimento più adeguato al suo fabbisogno per la crescita. Il bimbo non cresce? Ma le tabelle sulle quali sono basati i famigerati percentili tengono conto della famiglia di origine? Se la madre è uno scricciolo il figlio magari sarà più piccolo, ma se cresce, ai suoi ritmi perché ingozzarlo con una sbobba a base di latte vaccino?
Punto 2: perché non parte o fallisce
Perché a chiunque dica che allattare è naturale rispondo: balle!! E mi spiego: si allattare è un gesto naturale, ma richiede un certo impegno fisico e soprattutto non è detto che tutti i bambini si attacchino immediatamente e nel modo giusto. Sì, certo, allattare provoca ragadi, dolore, talvolta, mastite, altre infezioni,ed è un meccanismo delicatissimo di richiesta/offerta. Se i primi giorni o il primo mese l’attacco è sbagliato, la mamma è indolenzita e il bambino dorme tanto, gli si propone subito il ciuccio e il bambino si attacca poco la produzione di latte sarà un pochino compromessa, ma non c’è assolutamente nulla di irrecuperabile. La pazienza e le richieste di aiuto sortiscono spesso l’effetto giusto e si può quindi partire con serenità. Di solito la fase più cupa, difficile e impegnativa può durare al massimo 50 giorni, meno di due mesi, per assicurare al proprio bimbo il miglior nutrimento in assoluto che la natura abbia predisposto per lui.
Punto 3: la fatica
Beh su quella possiamo dilungarci ad libitum. Adesso parlo per esperienza personale: allattare è faticoso, allattare è stancante, allattare è vincolante, ma allattare è anche economico.
Beh è pratico, il latte è sempre lì “alla bisogna”, non sono necessari prolungamenti o biberon vari, il seno è rassicurante per il bambino, è calore e affetto. E’ stancante alla lunga essere sempre presenti e disponibili in qualsiasi momento. Ma il mio cucciolo ha bisogno di me in questo momento e io sono sempre lì per lui. Per quanto mi riguarda allattare è piacevole, ma non è questa delizia, eppure so di stare facendo il massimo per mio figlio, gli sto dando nutrimento, difese immunitarie, contatto, rassicurazione, anche se per me allattare non è affatto facile.
La mia esperienza
Io non mi ritengo una mamma chioccia, né una di quelle donne nate per la maternità, anzi lo ammetto pure allevare figli è pesante, scocciante impegnativo e non so quante volte preferirei andare a fare un aperitivo con le amiche invece che accompagnare il pupo a calcetto o nuoto e sì, vorrei fare trekking in Tibet e non un week end in una struttura family friendly dove non smetto di controllare che il pupo si faccia male, litighi o si sporchi di continuo.
Ma tant’è, è una mia scelta, e quindi oneri e onori, anzi colgo della maternità l’aspetto della scoperta e dell’avventura, delle continue sollecitazioni che questo mio nuovo ruolo mi richiede. E non mi ha sfiorato neanche per un attimo l’ipotesi di non potere o sapere allattare mio figlio. Eppure i miei due allattamenti all’inizio sono stati faticosissimi. Quando parlo di lacrime e sangue parlo non in senso figurato ma letterale. Per il primo figlio al dolore del cesareo si sono aggiunte ragadi, mastite, mughetto, tiralatte, bambino urlante a tutte le ore, aggiunta (che io ritenevo una violenza) della quale per fortuna piano piano abbiamo fatto a meno, e poi spugnature calde e fredde, seno ingorgato, ma il bambino è stato vispo e vivace sempre….. e pazienza, se all’inizio ha mangiato un pochino meno, se è stato un pochino gracilino, poi si è ripreso con lo svezzamento e ora è un vivace, sano ragazzo di 4 anni, 20kg e 113cm! Ma che fatica, che dolore al solo ripensarci, quel mese e mezzo iniziale. E alla fine? L’ho allattato per 2 anni. Ma all’inizio è stata dura, durissima, ma non ho mollato, ci ho creduto, ho cercato e trovato qualcuno che mi aiutasse. L’ho voluto fortemente
Con il secondo mi sono detta che non mi sarebbe successo e invece… è il mio seno, è la boccuccia dei miei bimbi, è la montata lattea. Però tutto è cominciato in maniera diversa: un parto in acqua meraviglioso dopo il cesareo, grande fiducia, quindi, in me stessa e ripresa immediata (ora se ripenso al travaglio e ai primi giorni del puerperio mi ricordo che mi sentivo come se fossi passata sotto un rullo compressore, ma stavolta consapevole che sarebbe tutto passato presto). Il primo mese è passato fra ragadi e mastite, ma stavolta ho lavorato subito sull’attacco, ho chiesto immediatamente aiuto per “ripassare” le posizioni, ho attaccato sempre il bimbo sforzandomi di migliorare il modo in cui lui si attaccava, e stavolta siamo partiti con molta meno fatica, senza sangue, ma comunque qualche lacrimuccia. Senza mai lo stress del peso: insomma lui è li coi suoi sorrisi e i suoi cosciotti e le sue guanciotte a dirmi ogni giorno che, anche se il mio seno sembra vuoto, perché morbido, ormai la produzione è partita e stavolta è andata molto meglio. Siamo ai tre mesi…. Vedremo per quanto tempo andrà avanti. E non so se sono fortunata, ma entrambi i miei bimbi non hanno sofferto di coliche e hanno praticamente da subito cominciato a dormire di notte. Un risveglio una ciucciatina e di nuovo a dormire.
Questo post partecipa al blogstorming del sito Genitori Crescono
Allora penso sia bello partecipare all’iniziativa io allatto alla luce del sole 2 (perché è il secondo anno), promossa da Genitori Channel e perché è importante promuovere la cultura di un gesto naturale, sano, ecologico e biologico.
Punto 1:
discorsi di mamme che si sentono in giro: “non ho latte, mi è andato via, diventa acqua dopo un po’, il bimbo non cresceva e così il dottore mi ha detto di dargli l’aggiunta”
aARGH, ma sante donne, Dio ci ha donato un cervello per utilizzarlo, non per annacquarselo. La fisiologia del nostro corpo è perfetta, il nostro corpo è perfetto, programmato per sopperire alle necessità dei nostri cuccioli (mai visto dare l’aggiunta da una mucca ai suoi vitelli o chiacchierare con un’altra mamma mucca di quanto sia poco nutriente il proprio latte!!!!!).
Ma ci rendiamo conto di come siamo state nel giro di 50 anni “neuro riprogrammate” dalle multinazionali ? ! (pediatri complici): ci hanno fatto credere d’essere inadeguate ad allattare e che il nostro latte non fosse nutriente, che fossimo inadeguate, che dovessimo avere bisogno di protesi, mentre da secoli (DA MILIONI DI ANNI) i mammiferi allattano e le specie non si sono ancora estinte per mancanza di latte!!!
Il latte non va via, se ce n’è poco è perché l’attacco è sbagliato. Il latte non diventa acqua: la sua composizione cambia nell’arco della giornata e poi nei mesi successivi per garantire al bimbo il nutrimento più adeguato al suo fabbisogno per la crescita. Il bimbo non cresce? Ma le tabelle sulle quali sono basati i famigerati percentili tengono conto della famiglia di origine? Se la madre è uno scricciolo il figlio magari sarà più piccolo, ma se cresce, ai suoi ritmi perché ingozzarlo con una sbobba a base di latte vaccino?
Punto 2: perché non parte o fallisce
Perché a chiunque dica che allattare è naturale rispondo: balle!! E mi spiego: si allattare è un gesto naturale, ma richiede un certo impegno fisico e soprattutto non è detto che tutti i bambini si attacchino immediatamente e nel modo giusto. Sì, certo, allattare provoca ragadi, dolore, talvolta, mastite, altre infezioni,ed è un meccanismo delicatissimo di richiesta/offerta. Se i primi giorni o il primo mese l’attacco è sbagliato, la mamma è indolenzita e il bambino dorme tanto, gli si propone subito il ciuccio e il bambino si attacca poco la produzione di latte sarà un pochino compromessa, ma non c’è assolutamente nulla di irrecuperabile. La pazienza e le richieste di aiuto sortiscono spesso l’effetto giusto e si può quindi partire con serenità. Di solito la fase più cupa, difficile e impegnativa può durare al massimo 50 giorni, meno di due mesi, per assicurare al proprio bimbo il miglior nutrimento in assoluto che la natura abbia predisposto per lui.
Punto 3: la fatica
Beh su quella possiamo dilungarci ad libitum. Adesso parlo per esperienza personale: allattare è faticoso, allattare è stancante, allattare è vincolante, ma allattare è anche economico.
Beh è pratico, il latte è sempre lì “alla bisogna”, non sono necessari prolungamenti o biberon vari, il seno è rassicurante per il bambino, è calore e affetto. E’ stancante alla lunga essere sempre presenti e disponibili in qualsiasi momento. Ma il mio cucciolo ha bisogno di me in questo momento e io sono sempre lì per lui. Per quanto mi riguarda allattare è piacevole, ma non è questa delizia, eppure so di stare facendo il massimo per mio figlio, gli sto dando nutrimento, difese immunitarie, contatto, rassicurazione, anche se per me allattare non è affatto facile.
La mia esperienza
Io non mi ritengo una mamma chioccia, né una di quelle donne nate per la maternità, anzi lo ammetto pure allevare figli è pesante, scocciante impegnativo e non so quante volte preferirei andare a fare un aperitivo con le amiche invece che accompagnare il pupo a calcetto o nuoto e sì, vorrei fare trekking in Tibet e non un week end in una struttura family friendly dove non smetto di controllare che il pupo si faccia male, litighi o si sporchi di continuo.
Ma tant’è, è una mia scelta, e quindi oneri e onori, anzi colgo della maternità l’aspetto della scoperta e dell’avventura, delle continue sollecitazioni che questo mio nuovo ruolo mi richiede. E non mi ha sfiorato neanche per un attimo l’ipotesi di non potere o sapere allattare mio figlio. Eppure i miei due allattamenti all’inizio sono stati faticosissimi. Quando parlo di lacrime e sangue parlo non in senso figurato ma letterale. Per il primo figlio al dolore del cesareo si sono aggiunte ragadi, mastite, mughetto, tiralatte, bambino urlante a tutte le ore, aggiunta (che io ritenevo una violenza) della quale per fortuna piano piano abbiamo fatto a meno, e poi spugnature calde e fredde, seno ingorgato, ma il bambino è stato vispo e vivace sempre….. e pazienza, se all’inizio ha mangiato un pochino meno, se è stato un pochino gracilino, poi si è ripreso con lo svezzamento e ora è un vivace, sano ragazzo di 4 anni, 20kg e 113cm! Ma che fatica, che dolore al solo ripensarci, quel mese e mezzo iniziale. E alla fine? L’ho allattato per 2 anni. Ma all’inizio è stata dura, durissima, ma non ho mollato, ci ho creduto, ho cercato e trovato qualcuno che mi aiutasse. L’ho voluto fortemente
Con il secondo mi sono detta che non mi sarebbe successo e invece… è il mio seno, è la boccuccia dei miei bimbi, è la montata lattea. Però tutto è cominciato in maniera diversa: un parto in acqua meraviglioso dopo il cesareo, grande fiducia, quindi, in me stessa e ripresa immediata (ora se ripenso al travaglio e ai primi giorni del puerperio mi ricordo che mi sentivo come se fossi passata sotto un rullo compressore, ma stavolta consapevole che sarebbe tutto passato presto). Il primo mese è passato fra ragadi e mastite, ma stavolta ho lavorato subito sull’attacco, ho chiesto immediatamente aiuto per “ripassare” le posizioni, ho attaccato sempre il bimbo sforzandomi di migliorare il modo in cui lui si attaccava, e stavolta siamo partiti con molta meno fatica, senza sangue, ma comunque qualche lacrimuccia. Senza mai lo stress del peso: insomma lui è li coi suoi sorrisi e i suoi cosciotti e le sue guanciotte a dirmi ogni giorno che, anche se il mio seno sembra vuoto, perché morbido, ormai la produzione è partita e stavolta è andata molto meglio. Siamo ai tre mesi…. Vedremo per quanto tempo andrà avanti. E non so se sono fortunata, ma entrambi i miei bimbi non hanno sofferto di coliche e hanno praticamente da subito cominciato a dormire di notte. Un risveglio una ciucciatina e di nuovo a dormire.
Questo post partecipa al blogstorming del sito Genitori Crescono
Allora penso sia bello partecipare all’iniziativa io allatto alla luce del sole 2 (perché è il secondo anno), promossa da Genitori Channel e perché è importante promuovere la cultura di un gesto naturale, sano, ecologico e biologico.
Ristorante "il Bavaglino": una tappa interessante
Finalmente un nuovo ristorante. Ne sentivamo parlare da un pochino, siamo finalmente riusciti ad andare. Un sabato pomeriggio di aprile. Si trova a Terrasini a ridosso del porto e vicinissimo ad una suggestiva passeggiata su uno scorcio panoramico suggestivo.
Al primo impatto, all'ingresso ci si chiede se il ristorante "sia tutto lì" perchè si tratta di una singola stanza, un pochino buia, con pochissimi tavoli e posti a sedere (in estate il dehors con vista mare deve essere sicuramente più interessante).
Ma l'impatto è subito compensato dall'accoglienza da parte di un cameriere dalla spiccata professionalità, dirigista nel suo modo di essere presente e attento. Dopo pochissime chiacchiere scopriamo che è friulano, ma che ha deciso di seguire lo chef, con cui ha coltivato un ottimo rapporto professionale. L'ambiente è discreto e silenzioso, una musica di sottofondo ad accompagnare i pasti.
Il cibo è semplice e raffinato al contempo: sono rispettati i sapori e gli odori locali e allo stesso tempo si capisce che lo chef ha l'esperienza che gli permette di osare.
Una semplice insalata di mare caldo/freddo riesce a coniugare un equilibrio di sapori che i bocca lasciano spazio alla gradevolezza. I primi a base di pesce sono corposi in bocca. Vengono proposti dei panini diversi per foggia e sapore: insuperabile il panino nerissimo al nero di seppia.
A fine pranzo ci congeda il cameriere che va a sostenere l'esame per sommelier e ci viene a trovare lo chef Giuseppe Costa. E' bello vedere una persona giovane così entusiasta, la faccia pulita,
tornata in Sicilia dopo delle esperienze con chef stellati, per perseguire un obiettivo, e nonostante la collocazione geografica faccia indulgere al provincialismo, ci sembra che lo chef non sia lontano dal coronare il suo desiderio di portare in provincia sapori nuovi.
Al primo impatto, all'ingresso ci si chiede se il ristorante "sia tutto lì" perchè si tratta di una singola stanza, un pochino buia, con pochissimi tavoli e posti a sedere (in estate il dehors con vista mare deve essere sicuramente più interessante).
Ma l'impatto è subito compensato dall'accoglienza da parte di un cameriere dalla spiccata professionalità, dirigista nel suo modo di essere presente e attento. Dopo pochissime chiacchiere scopriamo che è friulano, ma che ha deciso di seguire lo chef, con cui ha coltivato un ottimo rapporto professionale. L'ambiente è discreto e silenzioso, una musica di sottofondo ad accompagnare i pasti.
Il cibo è semplice e raffinato al contempo: sono rispettati i sapori e gli odori locali e allo stesso tempo si capisce che lo chef ha l'esperienza che gli permette di osare.
Una semplice insalata di mare caldo/freddo riesce a coniugare un equilibrio di sapori che i bocca lasciano spazio alla gradevolezza. I primi a base di pesce sono corposi in bocca. Vengono proposti dei panini diversi per foggia e sapore: insuperabile il panino nerissimo al nero di seppia.
A fine pranzo ci congeda il cameriere che va a sostenere l'esame per sommelier e ci viene a trovare lo chef Giuseppe Costa. E' bello vedere una persona giovane così entusiasta, la faccia pulita,
tornata in Sicilia dopo delle esperienze con chef stellati, per perseguire un obiettivo, e nonostante la collocazione geografica faccia indulgere al provincialismo, ci sembra che lo chef non sia lontano dal coronare il suo desiderio di portare in provincia sapori nuovi.
Vorrei, ma non riesco, ci proverò più spesso.....
Ma che blog è un blog che non riesco a tenere aggiornato. E' che non trovo il tempo. Sto su internet, cazzeggio, leggo i blog degli altri, tutti interessanti e mi perdo nei meandri delle notizie e dei racconti privati e pubblici; provo a tenermi informata, vado su facebook, linko e condivido, twitto, guardo la tv.
E questo è solo quello che riesco a fare nel mio tempo libero da due bimbi e una casa.
E' che spesso vorrei scrivere tanto e a lungo: vorrei raccontare del week end a San Vito lo Capo, degli aquiloni, dei check in su foursquare e delle recensioni sui ristoranti, e delle ricette assaggiate e sperimentate, vorrei scrivere una recensione su tripadvisor sull'hotel in cui siamo stati e poi vorrei raccontare degli incredibili e miracolosi e meravigliosi percorsi di crescita dei miei bimbi (il 4enne e il 3mesi) e poi vorrei continuare i post sugli oggetti per la nascita del bambino e poi quello sugli oggetti di design e ancora vorrei scrivere di allattamento, maternità, ma anche di web 2.0. E non trovo il tempo. Potrei scrivere a puntate, scrivere finchè riesco e lasciare i post incompleti.
Vorrei, potrei, vorrei. Non mi piace, perchè il vorrei ricorre troppo spesso ed è un verbo del incompleto, il verbo del desiderio, dell'aspirazione, dell'incompiutezza.
Ok questo lo posto subito. Dal dire al fare.
Subscribe to:
Posts (Atom)